Nasce a parabiago la comunità giovanile - Numero 17

SOMMARIO DELLA SEZIONE:

  • Nasce a Parabiago la Comunità Giovanile
  • Scuola e Politica
  • Interrogazione al Senato presentata da Giuseppe Valditara

    NASCE A PARABIAGO LA COMUNITA’ GIOVANILE

    L’aggregazione giovanile, nelle sue diverse forme, è ormai fenomeno di studi sociologici da anni. Ma mentre quelle chiaramente di sinistra conoscono una certa "fama" per diversi motivi, non ultimi quelli di ordine pubblico, quelle che si propongono di non avere né padroni né padrini politici spesso restano in una nicchia per soli iniziati, per addetti ai lavori. Ora a Parabiago è nata da quella, storica, di Busto Arsizio una sua costola che promette bene. Nella rubrica Altomilanese di questo numero ne diamo l’interessantissimno programma; qui vogliamo parlarne delle sue finalità e del suo progetto con le parole stesse di chi ci lavora.

    Il giorno 1 Aprile 2003., presso la Sala Verde della Villa Corvini in Via S. Maria a Parabiago, alle ore 21, si è tenuta la conferenza stampa per la presentazione di Comunità Giovanile Parabiago. Tale ente è la costola dell’associazione Comunità Giovanile di Busto Arsizio, progetto di aggregazione giovanile partito per volontà di alcuni studenti universitari e delle scuole superiori nel 1989, che senza sosta propone iniziative di ordine culturale, ludico, ricreativo e formativo (concerti, conferenze, iniziative culturali e teatrali, rievocazioni storiche etc). Riprendendo gli intenti del sodalizio bustese, l’associazione si estende quindi anche a Parabiago su iniziativa di alcuni giovani della zona che, attratti dall’esperienza bustocca, si sono fatti promotori della nascita di un centro di aggregazione anche nella provincia di Milano. Anche a Parabiago si vuole creare un polo d’attrazione, una realtà operante soprattutto nel mondo giovanile , che veda riempire quel vuoto che nessuna Istituzione è riuscita sino ad ora a colmare; una realtà che canalizzi l’interesse e la partecipazione dei giovani e possa offrire loro momenti di divertimento, di formazione e di crescita, in un contesto sociale in cui la gioventù non ha più punti di riferimento ed esempi da seguire. In generale il crollo delle ideologie, se da un lato ha tolto alle ultime generazioni ogni spinta e tensione ideale, dall’altro ha lasciato un vuoto che è stato colmato solo dalle ideologie del nulla, del nichilismo e dell’edonismo: la gioventù oggi è sola, sempre più violentata dal consumismo, confinata ai margini di un mondo a lei ostile. Nasce da qui l’esigenza di Comunità Giovanile di dare spazio ai giovani, creare momenti e situazioni in cui potersi confrontare e crescere, sostituendo al nulla e alla noia il divertimento, la formazione culturale, l’impegno sociale. Una forma ed un’organizzazione sociale in grado di porsi come alternativa credibile al già visto e sentito. Una realtà che si propone diversa soprattutto nella sostanza: un’alternativa comunitaria, fondata sulla donazione di sé e sempre insieme condivisa, sulla riscoperta dello stare insieme e soprattutto del "fare" insieme. Una realtà metapolitica, che vuole incidere sul sociale, e movimentista, che vuole offrire al giovane la possibilità di crescere non solo culturalmente, ma anche attraverso l’impegno costante e quotidiano. Nel primo anno di attività le iniziative dell’Associazione si sono concentrate in un unico progetto "L’identità europea: alla riscoperta delle radici storiche, culturali e spirituali del nostro continente". Il primo appuntamento, sponsorizzato dalla Regione Lombardia, Provincia e Comune di Parabiago, si terrà sabato 7 Giugno alle ore 21 in Parabiago presso Villa Corvini dove Vincenzo Zitello, artista di fama internazionale, si esibirà per Comunità Giovanile. Zitello nasce dalla scuola di Alan Stivell, dal quale ha appreso tutti i segreti della musica gaelica e della cultura bretone. Zitello spazia alla riscoperta delle varie tradizioni musicali dei popoli Europei, vero specchio ed anima delle identità e dello spirito delle singole comunità. Il viaggio artistico porta Zitello all’incontro, seppur con una personalissima chiave di lettura, con la musica sacra: sono sue le musiche per il Concerto del Giubileo del 2000, mentre nel 1995 a Loreto, alla presenza del Papa, in coppia con Rossana Casale, esegue una sua versione dell’Ave Maria. Sono altresì numerose le sue collaborazioni con artisti del calibro di Fossati, Battiato, Tosca, Casale e Alan Stivell. Nella stessa serata, a seguire, vi sarà l’esibizione di Gens D’Ys, scuola di danze tradizionali Lombarde e Celtiche. Attraverso una delle maggiori e più ancestrali forme di espressione popolare, la danza, verrà posta l’attenzione sui forti legami che la Lombardia ha sempre avuto con l’Europa dal punto di vista culturale. Nell’arco dell’anno verranno proposte altre manifestazioni (così come da programma) che hanno un’importanza fondamentale per Comunità Giovanile. Esse serviranno all’associazione per testare la risposta dei giovani di fronte a nuove iniziative, ed ai giovani per ricevere il segnale della presenza di una nuova realtà, pronta ad accogliere le loro istanze e le loro esigenze, decisa a promuovere insieme a tutti loro le più disparate iniziative volte alla rinascita di un sopito protagonismo giovanile.

    Comunità Giovanile
    Elena Cozzi





    SCUOLA E POLITICA

    In occasione del conflitto in Irak è riesploso il popolo pacifista. I nipotini di Stalin hanno riempito le piazze urlando il loro sdegno contro l’oppressore Bush, l’imperialismo americano, la guerra del petrolio e altri slogan, sempre gli stessi, che ricompaiono ogniqualvolta vi siano gli U.S.A. in guerra. Allora si tratta di una sporca guerra. Le loro bandiere multicolore hanno riempito le piazze, adornato finestre e davanzali, tutto questo legittimamente in uno stato democratico ove vi è libertà di pensiero che spesso diventa libertà di insulto, di menzogna, mistificazione e quant’altro. Non mi indigna, è il gioco delle parti e i comunisti sono sempre gli stessi. Invece mi indigna fortemente la strumentalizzazione che della guerra è stata fatta nelle scuole: con quale diritto Presidi e Professori hanno fatto esporre la bandiera della pace ( o meglio dei pacifisti) accanto a quella dell’Italia e dell’Europa? Alcuni docenti di un noto liceo classico milanese hanno addirittura preso posizione con una lettera pubblicata sulla Stampa del 23 aprile in cui si leggono frasi come" avvertiamo…..l’instaurarsi di un clima di regime, nel quale si cerca di tacitare il dissenso e le voci fuori dal coro" : chi vi avrebbe tacitato, visto che avete urlato nelle piazze, alla televisione e alla radio, avete esposto ovunque le vostre bandiere? Anche per la sfacciata menzogna c’è il limite fissato dalla decenza. Poco sotto rincarano la dose dimostrando tutta la loro obiettività e il loro rispetto per chi la pensa in modo diverso e scrivono "A chiunque sia ancora capace di un barlume di coscienza critica non può sfuggire…" frasi di questo genere sono di una violenza inaudita e inaccettabile in bocca ad educatori. Faccio parte di quegli imbecilli a cui è del tutto sfuggito e si sono permessi di dare valutazioni diverse. Credo anche che la scuola dovrebbe favorire la discussione critica e il confronto fra varie posizioni, altrimenti tradisce la sua funzione primaria. Vorrei porgere a questi sedicenti cultori della pace una domanda: avete spiegato ai vostri allievi che cosa è storicamente il pacifismo? Mi sorge un dubbio: ma voi lo sapete o credete veramente che pace e pacifismo siano la stessa cosa? Siete in malafede, solo ignoranti o tutte e due le cose? Questo però è solo uno dei tanti aspetti di un problema molto serio e complesso: quali sono i confini che un docente non deve varcare? Non è censura, è rispetto degli studenti, è onestà intellettuale, è etica professionale. La scuola è il luogo in cui dovrebbe essere riconosciuta la legittimità di tutte le posizioni e in cui al docente è lecito esprimere la propria, ma come una delle posizioni possibili, non come l’unica posizione culturalmente, o peggio, eticamente corretta. Purtroppo questo è avvenuto in molte scuole, questo avviene tutti i giorni in modo più o meno subdolo. Come liberi cittadini di un libero stato dobbiamo farci carico tutti di questo problema: ne va non solo dell’educazione dei nostri giovani, è in gioco la società di domani.

    Pierangela Bianco




    Atto Senato
    INTERROGAZIONE a risposta scritta 4-04507 presentata da Giuseppe Valditara giovedì 8 maggio 2003 nella seduta n.390

    VALDITARA, BEVILACQUA. - Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Premesso:

    che la legge finanziaria 2003, all’articolo 35 (Misure di razionalizzazione in materia di organizzazione scolastica); prevede una forma di tutela della qualità del servizio scolastico nel porre la riserva «salvaguardando l’unitarietà di insegnamento di ciascuna disciplina» nel caso in cui «le cattedre costituite con orario inferiore all’orario obbligatorio d’insegnamento dei docenti, definito dal contratto collettivo nazionale di lavoro, sono ricondotte a 18 ore settimanali»; che numerosi Centri per i Servizi Amministrativi, a ciò guidati dai rispettivi Uffici Scolastici Regionali, conducono un’operazione prettamente burocratica nel portare le cattedre a 18 ore, producendo il rischio della impossibilità operativa in alcuni accorpamenti e un conseguente peggioramento della qualità del servizio didattico; che per alcune classi di concorso (ad esempio A046, Lingua e Letteratura straniera, e A049, Matematica e Fisica nei Licei scientifici) vi è così il rischio di spezzare la continuità didattica, non ottenendo, del resto, neanche economie di spesa, in quanto le scuole dovranno pagare i docenti per le supplenze giornaliere, ora realizzate sostanzialmente con il completamento a 18 ore; che non è possibile prevedere aprioristicamente soluzioni «tampone», come la formazione nei casi sopra richiamati di cattedre di 20 ore, in quanto lo stesso articolo 35 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003); al comma 1 - fermo restando quanto previsto dall’articolo 22 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, ed in particolare dal comma 4 - stabilisce che le ore aggiuntive sono attribuite ai docenti «con il loro consenso»; che il testo della Riforma, all’articolo 3, comma 1, lettera a); recita testualmente: «Il miglioramento dei processi di apprendimento e della relativa valutazione, nonché la continuità didattica, sono assicurati anche attraverso una congrua permanenza dei docenti nella sede di titolarità», prefigurando tale enunciazione una qualche limitazione alla mobilità volontaria dei docenti in funzione della specifica continuità didattica nelle medesime classi (non certo genericamente nella scuola) che, di fatto, viene ad essere pregiudicata da un’applicazione meccanica della legge finanziaria, gli interroganti chiedono di conoscere: in quale modo il Ministro intenda sostenere e incoraggiare un’applicazione delle disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato al comparto Scuola coerente con le attese legate alla Riforma; quali iniziative intenda assumere per tutelare sia un livello organizzativo delle singole istituzioni scolastiche che garantisca modalità ottimali di prestazione del servizio da parte dei docenti sia la massima soddisfazione dell’utenza relativamente alla qualità del servizio didattico stesso.