AN E IL MITO DI FAUST - Numero 32

 

E finalmente comprendiamo anche noi!
Non che non l’avessimo capito, ma ora anche il viceministro Adolfo Urso ci svela l’arcano dal monastero benedettino di Farfa, dove nei giorni scorsi gli stati maggiori di AN si sono radunati. Urso ha comunicato urbi et orbi il nostro futuro prossimo venturo: Berlusconi al Quirinale e Fini a Palazzo Chigi come Presidente del Consiglio. A Casini dovrebbe toccare la segreteria del partito unico. Anche Andrea Ronchi, portavoce del Partito, ha sottolineato l’innegabile importanza del cammino finiano: " Bisogna dargli atto di essersi speso al massimo, rivelandosi come il mastice della coalizione…". Aridagli! Nuovamente Fini collante, Fini mastice. Dopo essere stato l’attaccatutto delle diverse anime in AN, ora diventa il collante all’interno della Casa della libertà! Che destino! Gianni Pennacchi su Il Giornale di domenica 9 ottobre così scriveva: " Quel che è certo intanto, a prescindere da ogni valutazione oggettiva di fondatezza, è che quelli di AN stanno vivendo un momento magico, di grande euforia. E che il lanciar Fini nei cieli più alti delle speranze politiche non solo li nobilita anch’essi ma li pacifica e li riporta a unità, dopo mesi e mesi di faide e coltellate fratricide". E qui sta il punto! E’ innegabile che se queste aspettative, diciamo pure questi sogni, dovessero realizzarsi, la Destra italiana otterrebbe un successo clamoroso, come mai negli anni della repubblica. Ma come? A quale prezzo? Questo - sa Dio perché lo chiamano così - ticket tra Berlusconi e Fini porterebbe più Destra nel centro? No! Sarebbe solo l’ennesimo annacquamento della Destra italiana. Come se sino ad ora la barca di AN non avesse aperto falle da tutte le parti, o meglio come se sino ad ora il suo Presidente non si fosse speso in prese di posizioni francamente non condivise da buona parte del Partito. Dobbiamo forse ricordare gli ultimi due casi in ordine di tempo? I referendum sulla fecondazione assistita e l’ingresso della Turchia nell’UE. Ma il cammino a ritroso per ricordare scelte non condivise è lungo e, soprattutto, i nostri lettori già lo conoscono. Né possiamo sperare sempre che il buon Ignazio La Russa faccia da paciere, da pompiere, da tessitore di una tela che viene scucita in continuazione, giocando sempre sulla mancata o incompleta o travisata comunicazione da parte dei mass media. Per inciso, anche il Cavaliere accampa spesso la scusa della mancata comunicazione dei successi della Casa della libertà. Sarà pure vero, ma non è lui il re della comunicazione? Non è diventato il Comunicatore per antonomasia? Non è grazie alla sua discesa in campo che la parola "comunicazione" è oggi tra le più citate in Italia?
AN ha continuato a perdere voti in queste ultime elezioni e temiamo che ancora avverrà. C’è di più: ci sono militanti che se lo augurano, che non andranno a votare, nella speranza confessata che questa caduta possa portare ad un ripensamento della linea del Partito. Fa male sentire queste parole. Fa male sentirle anche alla Festa tricolore a Milano, dove si è toccato con mano l’imbarazzo dei militanti di fronte all’astensionismo proclamato da tanti elettori e simpatizzanti.
Certo, si potrà ricordare che questa politica ci ha portato a ricoprire incarichi istituzionali, governativi, amministrativi "che era follia sperar" un tempo, ma a quale prezzo?
Qualche assessore in più vale la caduta, la perdita, l’impallidire di valori, di ideali, di punti di riferimento propri della Destra, che ora vengono fatti sostenuti da altri, dalla Lega ad esempio, anche se nel modo folcloristico che conosciamo,? E lo stesso varrà se il nostro Presidente, che è ancora il nostro Presidente, al quale si proclama pur sempre lealtà ma non subalternità, volesse ricordarci che il prestigio di una sua Presidenza del Consiglio, di là da venire, dovrà pur costare qualche sacrificio.
Intendiamoci bene: nessuno nega la necessità storica di dar vita ad una Destra moderna. Ma questo cammino è già iniziato. E’ iniziato dieci anni fa. Quello che si sta operando, per avere maggiore visibilità e maggior potere, se volete per ottenere un consenso maggiore, è un muoversi ondivago che è a tutti presente, senza chiarezza di motivazioni nelle scelte, senza programmi precisi. Un navigare a vista che non è nelle nostre tradizioni, un voler ottenere consenso presso un mondo che non è il nostro. Un consenso che quel mondo non darà mai, avendo altri portavoce più vicini alle sue idee, da sempre. Quelle idee non sono nella nostra tradizione e ci stanno facendo perdere non solo la militanza, la base, ma anche la simpatia e il voto della parte più qualificata del nostro - nuovo - elettorato: quella che ha creato i nostri anni del consenso. Per AN si pone l’interrogativo di Faust : vendere l’anima al diavolo per il potere?

Antonio F. Vinci