La morte della destra - Numero 54

 

Ad elezioni terminate, ad analisi concluse, resta ora da contare, come dopo una battaglia…i morti e i feriti! Non mi soffermerò a parlare dei tre partiti e coalizioni che hanno perso vincendo o vinto perdendo…No. Questo è un giornale della destra e della situazione della destra voglio parlare. A leggere articoli (alcuni dei quali riportati nella sezione letture); sentire sfoghi di candidati delusi, percepire eloquenti silenzi… è tutto un piangersi addosso. La destra in Italia è scomparsa. Prendiamone atto. Non ce lo aspettavamo, non a questo livello. Poco serve consolarsi di altre scomparse (c’è chi ha brindato in piazza alla scomparsa politica - almeno per il momento... - di Fini); c’è chi gongola constatando la "punizione" elettorale dell’UDC, di Casini, di Di Pietro e di tanti altri politici presenti da decenni in Parlamento. Il fatto incontestabile è che la destra italiana è scomparsa. Forte la delusione di chi sperava ne "la Destra" di Storace, miseramente crollata e che non è riuscita neppure nel suo intento, che sembrava probabile se non possibile, di fargli conquistare la presidenza della Regione Lazio. D’altra parte "la Destra" non ha avuto visibilità, almeno parliamo del milanese, dove pure poteva contare su uomini e donne di un certo rilievo. Certo la macchina elettorale è costosa, ma è mancata anche la militanza, quella che si è sempre appoggiata sul volontariato degli iscritti e dei simpatizzanti. Eppure "la Destra" aveva una sua struttura a livello nazionale. Il suo programma non è stato capito o era troppo "alto". Sta di fatto che non è stato percepito dalla gente. Non è andata molto meglio alla neonata formazione di "Fratelli d’Italia". Costola dell’ex AN, ha voluto essere in pochi mesi la proposta di un nuovo centro-destra. L’unico nome di "centro" di un certo rilievo era Guido Crosetto. Che non è stato eletto. Poi in Parlamento, con una percentuale di poco inferiore al 2%, sono giunti nove deputati. Ora i "Fratelli" postano su facebook o scrivono articoli difendendo, giustamente, il massacrante lavoro fatto in pochi giorni per farsi conoscere dagli italiani, riconoscendo che probabilmente più di tanto non si poteva fare. Sin dai primi giorni di campagna elettorale hanno sostenuto d’aver lasciato la calda casa del PdL, dove avrebbero avuto la certezza di essere riconfermati, per rischiare con Fratelli d’ Italia, in nome di una riconquistata purezza. Mi sia consentito dissentire...A parte l’anomalia politica di uscire da un partito per dar vita ad un altro che contesta la casa madre ma si allea con essa…già si parlava da mesi di un’uscita della corrente ex AN, mai veramente amalgamata con coloro che provenivano da FI. La nascita, frettolosa, di "Fratelli d’Italia" è stata invece dettata solamente dal tentativo di arginare la perdita di voti di destra che sarebbero andati alla Lega o al Movimento 5 Stelle, ma anche perché Berlusconi, pressato dai suoi fedelissimi, certamente non avrebbe potuto ricandidare tutti coloro che facevano parte della ex AN. Infatti, per coloro che sono rimasti nel PdL, non si è parlato forse di "pulizia etnica"? Ma di "Fratelli d’Italia" parliamo anche in altra parte del giornale. La costellazione dei movimenti di destra, poi, è stata quanto mai frastagliata e ininfluente dal punto di vista del risultato elettorale. E per usare una definizione che ormai ha fatto scuola, i risultati sono da prefisso telefonico… Ci sono poi gli eletti (nel senso elettorale…) di destra nel PdL. Quanto peso avranno all’interno del PdL? E, soprattutto, quanto potranno influenzare, da destra, il partito di Berlusconi? Ora: che fare? "la Destra" di Storace già da prima delle elezioni ha perorato la causa della formazione di una Costituente di destra. Su questa linea si sono mossi intellettuali come Marcello Veneziani, Renato Besana ed altri. Ma c’è anche chi, giustamente, sottolinea che la nuova destra potrà nascere non da una semplice somma delle formazioni all’interno della galassia della destra italiana. Oltre tutto con grande differenze fra di loro, divise da rivalità, personalismi, vecchi attriti. Allora c’è da chiedersi prima di tutto: ma in Italia c’è ancora bisogno di destra? La bocciatura che la destra ha avuto in qualunque formazione si sia presentata, non ci fa forse pensare che ormai la destra è legata ad un passato, ad un modo di far politica che nessuno più accetta? O forse si tratta del rifiuto di questo tipo di proposta di destra? Sono interrogativi che bisogna pur porsi, prima di parlare di Costituente di destra. E non si capisce perché si dovrebbero riunire schegge di destra che già nel passato non sono riuscite ad amalgamarsi tra loro. Insomma, dobbiamo prima cercare di rispondere a questi, drammatici, quesiti. E poi rilanciare una proposta di destra.

Il Barbarossa