Editoriale - Numero 55

 

Sarà perché è Natale, o perlomeno lo è stato da pochi giorni; sarà perché il Barbarossaonline è una creatura che è viva, anche se conduce una vita stentata, con difficoltà tecniche ed organizzative, e non ci sentiamo di lasciarla ad un destino di oblio; sarà perché sentiamo il dovere morale di proseguire in questa stancante battaglia politica; sarà per tutto questo ed altro ancora che riprendiamo a scrivere sul nostro periodico. E’ passato del tempo e, come già altre volte, ci ritroviamo a riprendere il cammino interrotto, ma non sapendo da dove iniziare e soprattutto verso dove andare. Un cammino che mai come in questi anni produce cambiamenti improvvisi e radicali. Una strada che non si sa dove conduce, avendo perso molti dei punti di riferimento di una volta. Ma vogliamo continuare a scrivere sul Barbarossaonline, vogliamo continuare a cercare nuove strade, nuovi percorsi; anzi chiediamo ai nostri lettori di intervenire, di mandarci opinioni, lettere, messaggi. La nostra è una rivista di destra, che vuole essere aperta al cambiamento, al futuro, senza però stravolgere con opportunismi e tatticismi quelli che sono i nostri ideali. Da sempre. Ci fanno sorridere, infatti, quelli di destra che sentono l’esigenza di definirsi di "centro-destra", quasi a voler mitigare l’essere di destra, quasi a doversi scusare. Come d’altra parte ci feriscono e ci offendono quelli di centro che si definiscono di "centro-destra" pensando di accattivarsi anche le simpatie della destra, richiamandola come delle sirene nel proprio campo politico. Noi siamo di destra. Punto. E ne siamo orgogliosi. Non siamo né fanatici né tanto meno nostalgici. Sappiamo distinguere tra politica e storia e lasciamo a chi non ne è capace, in buona o cattiva fede, di rimanere fermi sulle loro posizioni antistoriche. La nostra destra non ha bisogno di revisioni, di adeguamenti, di conciliazioni, ma si rende anche conto che non può confinarsi in un recinto in cui resti come pure testimonianza, grande fin che si vuole ma sterile. E’ qui l’autentica difficoltà: avere la fedeltà a valori non negoziabili, ma aprirsi alle esigenze del mondo d’oggi, che è ben diverso da quello in cui nacque la destra italiana ed europea. I problemi del lavoro, della famiglia, della scuola, dell’immigrazione, delle scelte etiche, della finanza, dell’euro, non possono essere trattati come se il tempo fosse fermo, con schemi e soluzioni che potevano essere presi in considerazione (e forse non andavano bene neppure allora) anni fa. Ci vuole intelligenza, capire il nuovo ma capire anche che non sempre il nuovo è giusto e bello. Ed è allora che la Tradizione ( sì, con la "t" maiuscola) diventa un’ancora di salvezza, solida, su cui poter contare, e non una catena che ti lega ad un passato improponibile.

Antonio F. Vinci