Il grande fratello - Numero 01

Un popolo di accattoni, di guardoni: questo siamo diventati. Che poi fossimo mai stati veramente un popolo di santi e di poeti è tutto da vedere: alcune decine di geni non fanno un popolo. Invece accattoni sì: siamo un popolo di poveracci, dentro, più che nelle tasche. Guardiamo con devota dabbenaggine, con insulsa attenzione i quiz televisivi per chi vuol essere miliardario, o che ti mandano in bocca al lupo, sino al casareccio OK il prezzo è giusto. Intanto scorrono sottotitoli accattivanti come: Sei mai stato tradito e vuoi raccontare la tua storia? Vieni a raccontarcelo. Non si tratta di fare della sociologia spiccia, né di prendersela come al solito contro la madre-matrigna TV (c’è già chi con maggiore competenza lo ha fatto); ma non si può tacere l’imbarbarimento cui andiamo incontro. Si stimolano gli istinti più bassi, più stupidi: indovinare una serie di motivi musicali ti fa "guadagnare" una paccata di milioni come la pensione di un anno di qualche onorevole; rispondere ad alcune domande idiote ti fa sentire importante, coinvolto in un gioco pecoreccio di storpiature di parole, soprannomi, titoli… Moralismo? Forse, ma meglio che il finto amoralismo di chi non ha il coraggio di dire che queste sono trasmissioni stupide, per un popolo dalla demenza senile , visto che siamo un popolo che invecchia più degli altri… Ma cos’è tutto questo di fronte all’apoteosi, al non plus ultra degli spettacoli di questo millennio: Il grande fratello. Lo abbiamo visto tutti: chi per curiosità, chi per spiare atteggiamenti, parole, amori di altri, esaltando i guardoni che vivono in noi inconsciamente. Siamo stati chiamati al pettegolezzo nazionale (nel senso che ha coinvolto tutta la nazione) e come ci siamo riusciti bene! E’ stato il più grande risultato mediatico degli ultimi tempi. E allora? Cosa ha prodotto? Quale crescita, o almeno divertimento, ha prodotto? Perché ci siamo fatti tutti i fatti di altri, alla faccia del motto nazionale: "Fatti i c… tuoi!". Ovviamente non se ne può parlare male, altrimenti fai la figura dell’intellettualoide, di chi non sa divertirsi, di chi è bastian contrario… Forse il giudizio più vero l’ha rilasciato il cardinale Tonini ricordando che sono nostri fratelli e nostre sorelle, ma verso di essi prova solo pietà. Oddio, io un fratello come Pietro non lo vorrei proprio. Passi una sorella come Roberta, ma Pietro… Di notte deve sentire le voci: "Tu sei Pietro e sulla casa del Grande Fratello tu costruirai…". Non c’è dubbio: si sente il prescelto, un altro che si crede un unto del Signore. A dire il vero un po’ unto lo è. E parla, parla, discute, discetta. Ha fornito pillole di saggezza mediterranea alla povera nordica di Cristina: "Tu si’ femmena…". Meno male che se ne è accorto! La fiera dell’ipocrisia, alla faccia dei partners che attendevano a casa: "Tanto è un gioco"; la fiera del "Non è come tu credi", del "Posso spiegare tutto". Se l’occhio del grande fratello (alias televisione) si fosse acceso di tanto in tanto, a loro insaputa, allora forse un po’ di sincerità in questa prova di laboratorio per topini umani ci sarebbe stata. Usciti dalla prigione tutti a spergiurare che sì, loro non recitavano, forse all’inizio, ma poi… dopo un po’ non fai più caso alle telecamere… Ma sì forse è vero. Perché come potevano recitare: erano così naturali, poveri ragazzi… Marina è stata in uno stato catatonico perenne, con difficoltà anche ad aprire bocca, in adorazione di se stessa, ed infatti la prima cosa che ha fatto appena uscita è stato il calendario di Max…; gli altri si sono consumati la materia grigia guardandosi in faccia, pensando ai muscoli di Pietro, alle tettine di Cristina, al malinconico Sergio, al tenero, carino Salvo che mai ha ricordato con una parola d’affetto il primo figlio. Falsi sapendo di esserlo, non potendo essere diversamente, in un finto gioco al massacro per le nomination. Falsa l’atmosfera, con quelle luci che ti facevano apparire il sole anche a mezzanotte, con un caldo che doveva produrre degli effluvi di sudore da tramortire un bisonte. E ti credo che poi si depilavano! Si trascinavano da un divano all’altro, da una sedia all’altra senza un’emozione, un imprevisto, che so, anche una scorreggina scappata di soppiatto… No, non è vero: una scorreggina è sfuggita ed è stato l’elemento caratterizzante di una giornata! Tutto perfetto, con quest’aria di persone che si prendevano sul serio e che una volta usciti dalla prigione sono stati invitati a destra e a manca, sottoposti a domande sempre più intelligenti… Tanto è un gioco… Finto, tutto finto per forza… o almeno speriamo che lo sia, perché - diciamocelo francamente - se questi non fingono c’è da rabbrividire; se questi non stanno recitando… è la fine.