La madre Teresa di Milano - Numero 22

SOMMARIO DELLA SEZIONE:

  • LA MADRE TERESA DI MILANO
  • MASINI E AN, TRA VERITA’ E PETTEGOLEZZO


    LA MADRE TERESA DI MILANO

    Tuta da ginnastica, giacca a vento e scarpe da tennis che più si adattano ai suoi piedi malati . E’ Mimma Tropeano, un’ anziana signora di 76 anni, cordiale, premurosa e con un sorriso accattivante."Mamma" : è così che viene chiamata dai barboni che popolano la stazione di Milano dove a volte si ferma fino a tardi per portare cibo, medicinali e indumenti. " E’ la madre Teresa di Milano" dice qualcuno ricordando che, come la santa di Calcutta, ha scelto di servire soprattutto i più poveri. "Sono andata in pensione proprio per avere più tempo da dedicare ai poveri. Ho cominciato più di vent’anni fa. Prima non volevo neppure sentir parlare di questi individui. Ero su un fronte opposto. Non me ne curavo; anzi in un certo senso mi davano fastidio. Facevo il ragionamento di molti: è una loro scelta quella di drogarsi, ubriacarsi, di andare a vivere per strada, forse perché non hanno voglia di lavorare. Poi, a poco a poco, il Signore mi ha fatto capire che sono i miei fratelli più cari e allora ho scelto di dedicare a loro la mia esistenza. " In che modo il Signore si è fatto sentire?" "Ho un carattere ribelle e sono portata all’egoismo. Non sono approdata a questo traguardo correndo. Per anni mi sono rifiutata di seguire ciò che il Signore voleva da me. Ho cominciato a vedere un po’ di luce quando il dolore ha bussato alla porta della mia casa. Avevo un fratello che era un santo : si chiamava Don Lucillo. Per ventisette anni aveva lavorato al Cottolengo di Torino e poi per altri quindici all’istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone: due centri dove sono ricoverati ammalati gravi e irrecuperabili. Io lo ammiravo, ma ritenevo esagerata la sua scelta di vita eroica. Dopo la sua morte però sono entrata in crisi. Mi sembrava di essere chiamata a continuare la sua missione. Era come se il suo desiderio di altruismo si fosse trapiantato in me. Non mi decidevo però ad agire e soffrivo tanto. Mi pareva addirittura di impazzire. Poi finalmente ho rotto il ghiaccio e mi sono buttata. Mi sono sentita tranquilla. Avevo davvero trovato la mia strada".Negli ultimi anni molte persone si sono affiancate a Mimma che ha dato vita a un movimento : "Gruppo Divina Provvidenza". "Il volontariato è una malattia contagiosa- ci dice - ; quando nel gruppo arriva una persona nuova, come per incanto a seguire arrivano altri amici. Non mi stangherò mai di ringraziare il Signore per tutto l’aiuto che mi manda". Il lavoro, ovvero la missione che svolge la nostra "Madre Teresa", è impressionante. Ci siamo affiancati a lei e ai suoi volontari in una notte d’invero alla ricerca dei disperati. L’appuntamento è alla stazione Centrale di Milano alle ventitrè. Arriva un fuoristrada con il cassone pieno di sacchi a pelo e coperte e un furgone con cioccolata calda, panini imbottiti, briosche, yogurt, indumenti intimi. Il termometro segna due gradi sotto zero. Concordato l’itinerario da seguire si parte alle ventitrè e quindici. In testa alla piccola carovana un’auto con cinque volontari, tra cui un tassista che ben conosce i posti dormitori. Mimma ci saluta alle tre di notte dopo aver portato soccorso a circa quaranta barboni con la distribuzione di trenta sacchi a pelo, venti coperte, dieci litri di cioccolata e altro. Ogni volta che l’abbiamo raggiunta sul cellulare per concordare un nostro incontro era sempre alla guida del suo Berlingo a procurare cibo per i suoi poveri. Puntualmente ogni mercoledì arriva alla stazione Centrale verso le ventuno e trenta con circa ottocento panini imbottiti (metà per quelli di religione islamica); duecento pasti caldi, pizzette, focacce, yogurt, dolce e altro. A volte non mancano confezioni di riso e pasta. Coperte e indumenti di vario genere ci sono sempre. Collaborano a questa impresa un medico di Bergamo e uno di Parabiago che si alternano ogni mercoledì. L’attività di Mimma Tropeano e dei suoi amici si svolge nella più assoluta umiltà. Ha perfino rifiutato le platea del "Maurizio Costanzo show". La "Divina Provvidenza" non cerca pubblicità e sovvenzioni. I volontari si autotassano per far fronte a qualsiasi necessità straordinaria: "Siamo nelle mani di Dio, non abbiamo mezzi e denaro. Abbiamo messo a disposizione noi stessi ed è meraviglioso constatare come la Provvidenza ogni giorno ci faccia giungere il necessario per aiutare chi ha bisogno. La serata alla stazione Centrale di Milano, si chiude con la preghiera di tutti i volontari e spesso qualche povero. In cerchio, mano nella mano, ringraziamo Dio. Mimma, "la mamma dei barboni", conclude:"Signore ti ringrazio per l’opera svolta, per i nostri fratelli più poveri e per aver chiuso la nostra serata senza incidenti".

    Vincenzo Ponzo



    MASINI E AN, TRA VERITA’ E PETTEGOLEZZO

    A destra piace il vincitore di Sanremo, ma le bischerate si sprecano

    Che Marco Masini, con la sua storia di successo e di baratro, con l’ostracismo e le umiliazioni che ha subito per poi riscattarsi, possa ottenere gradimento a destra non stupisce affatto. Certo in molti hanno preso in simpatia questo ex ragazzo toscano che in passato ha prodotto canzoni belle e brutte, come capita a tutti gli artisti, ma che ha dimostrato di possedere un buon talento. Lo hanno preso in simpatia perché è stato maltrattato, infamato, deriso, e non si sa bene perché. Non lo si sa, ma lo si può ipotizzare: forse non era sufficientemente inserito nel "giro" giusto (di quelli che cantano il primo maggio a Piazza San Giovanni, per intenderci) forse non era abbastanza "leggero" per essere incasellato tra quei microcefali che sfornano porcherie da dare in pasto alle ragazzine, forse semplicemente stazionava sui testicoli di qualche influente personaggio. Così hanno messo in giro la storia che menasse sfortuna, che nel mondo dello spettacolo equivale alla morte professionale. A quelli di destra però certe cose fanno sorridere. Loro nascono (avendo raccolto l’eredità degli arditi) prendendo bellamente in giro nientemeno che la morte, loro vestivano di nero e quante volte hanno desiderato di portare veramente jella a chi gli voleva male. Abbiamo avuto persino una divertentissima canzone, scritta da Marco Venturino, che vedeva il "camerata" come quel tipo di gatto al cui passaggio solitamente ci si scuote più o meno energicamente le pudenda: "di una cosa vi assicuro vado fiero: del mio pelo liscio e nero". Molti hanno solidarizzato con Marco Masini, dimostrando anche un certo apprezzamento Tuttavia appare francamente eccessivo vedere un legame tra Alleanza nazionale e il cantautore fiorentino. Sembra eccessivo - ma esiste per questo - il sito Dagospia, dove è apparso un pezzo dal titolo: "Il Festival quest’anno l’ha vinto La Russa, sponsor di Marco Masini". Il coordinatore del partito, come al solito, sta al gioco: "Purtroppo non l’ho aiutato. Ma se avessi potuto l’avrei fatto volentieri. Tre mesi fa a "Porta a Porta" ho detto che Masini a me aveva portato fortuna. E poi tempo fa ci è passato a salutare a una riunione di An". Il diretto interessato a chi lo ha interpellato sulle sue idee politiche ha risposto semplicemente: "A differenza di altri colleghi che, anche in passato, si sono schierati a sinistra per convenienza, non mi sono mai schierato". Il vincitore di Sanremo davanti a chi gli attribuisce simpatie per la destra glissa dicendo che "il voto è segreto", per poi aggiungere "ho partecipato una volta ad una riunione di An, dopo le ultime vicende di Fini, perché ero curioso. Ma io non sarò mai il testimonial di un partito. La musica non è né di destra né di sinistra". Purtroppo molto spesso abbiamo dovuto amaramente constatare che per la discografia dominante non era (è?) così. Tornando al sito del terribile "portinaio" Roberto D’Agostino, si dice che sempre La Russa abbia chiesto a Masini di scrivere il nuovo inno di An per sostituire quello vecchio, "Libertà", attribuito a Max Pezzali. Il cantautore nega: "Figuriamoci, non l’ho fatto nemmeno per la Fiorentina…". E nega anche Ignazio: "Non abbiamo intenzione di cambiare l’inno attuale, che tra l’altro non è stato scritto Max Pezzali, ma da un ragazzo con la sua consulenza. Masini ci piace molto, ma non sarebbe adatto a fare un inno, anche se la sua musica è bellissima". Il trionfatore dell’Ariston trova un ammiratore anche nel ministro per gli italiani all’estero, Mirko Tremaglia, che ha detto: "Vedrò Masini. Ho chiesto di incontrarlo perché mi piace. E poi vediamo". Il ministro lo apprezza così tanto che gli vorrebbe chiedere di partecipare come simbolo della nostra canzone al Premio italiani nel mondo. "Lo faccio una volta all’anno - spiega Tremaglia - L’anno scorso avevo come ospite Gigi d’Alessio. Quest’anno mi piacerebbe avere Masini. Secondo me rappresenta bene quel sentimento di italianità che gli italiani all’estero vorrebbero". E chissà che agli italiani d’America, per esempio, questo "uomo volante" non ricordi Italo Balbo… Scherzi a parte, è evidente che a destra molti apprezzino questo artista serio, con la faccia pulita e certo non di casa alle feste dell’Unità. Crediamo però che i pettegolezzi di fuori e le esagerate infatuazioni di dentro siano niente più che folate passeggere come i venti di ponente sanremesi. E poi - digiamolo - parlare di "nuovo Battisti" è un’autentica bestemmia!

    Fabio Pasini