L’avvento del nuovo matrimonio - Numero 27

SOMMARIO DELLA SEZIONE:

  • L’AVVENTO DEL NUOVO MATRIMONIO
  • TSUNAMI


    Con questo numero inizia la collaborazione Claudio Antonelli, nostro corrispondente dal Canada. Ad Antonelli gli auguri e i saluti della Redazione.

    L’AVVENTO DEL NUOVO MATRIMONIO

    Secondo la Corte Suprema del Canada, le norme attuali sul matrimonio, poiché non permettono a due persone dello stesso sesso di sposarsi, sono in contrasto con la Carta dei diritti umani. In Parlamento, verrà quindi ben presto presentata una nuova legge sul matrimonio per includere i nubendi dello stesso sesso. Il legalismo statale certificherà così, col timbro DOC, la "famiglia" omosessuale. In virtù di questo illuminato giudizio del massimo tribunale, l’intollerabile discriminazione finalmente cadrà in Canada, dopo i secoli di patimenti subiti dagli omosessuali, frustrati nelle loro aspirazioni nuziali. Speriamo che l’esempio del Canada serva ad indicare la retta via anche al resto dell’umanità.
    Faccio dell’ironia sul tema, approfittando di questo residuo clima di libertà prima che l’Autorità introduca il reato d’incitazione all’odio contro chi non sia disposto a plaudire al pensiero unico e agli esperimenti di "social engineering" condotti dal potere politico e giudiziario.
    Una tradizione consacrata da tutte le religioni, e tutelata e incoraggiata dallo Stato per la sua funzione essenziale di protezione della prole e di perpetuazione della società, sarà snaturata e banalizzata, in nome del nuovo feticcio dell’uguaglianza intesa come interscambiabilità. Alla definizione millenaria del matrimonio come unione di un uomo e di una donna sarà messo fine, sul modello dei rivoluzionari francesi che cambiarono il nome delle stagioni e dei mesi. All’ordine della realtà millenaria si è sostituito l’ordine giuridico imposto dai giudici in ermellino. Il profondo e complesso significato del matrimonio si ridurrà a "contratto", a "diritto". Un diritto universale, che prima o poi dovrà estendersi anche ad altre categorie di coniugi, poligami inclusi. La funzione di complementarità di questa istituzione sociale, data dalla diversa natura biologica e, diciamolo, psicologica dell’uomo e della donna, verrà intaccata dall’idea dell’ "uguale interscambiabile", fisico e psicologico.
    Il matrimonio è sacro anche per le persone che non sono religiose, ha detto lo studioso Stanley Kurtz. In realtà, oggi di sacro vi è solo la Carta dei diritti umani, che, a guisa della macchia di Rorschach, si presta alle molte interpretazioni.
    Tale svolta storica, esautorante il concetto di paternità e desacralizzante la famiglia, sancisce il trionfo degli attivisti, dei rivendicatori, dei dimostranti, che sanno così bene far rumore. Ma persino tra molti omosessuali serpeggia ora un sentimento d’imbarazzo. Il ridicolo, infatti, non ha preferenze sessuali.
    Finalmente il nostro governo, campione di moralità, mostrerà al popolo retrogrado, afflitto da pregiudizi ancestrali, la nuova morale intrisa di legalismo. In questi momenti i nostri reggitori devono sicuramente provare l’esaltante sensazione che dà l’avanzata inesorabile del progresso. L’amore è stato finalmente preso in considerazione, senza distinzione di apparati riproduttivi, dirà qualcuno. È una storia quindi a lieto fine: "...e vissero felici e contenti, uniti nell’amore." In realtà l’amore e la sua durata, nel matrimonio, sono fatti privati che non dovrebbero interessare l’Autorità. Alla base del matrimonio, da sempre, vi è la famiglia, vale a dire la paternità e la maternità, se non altro come idea, come possibilità. L’idea che il matrimonio tra omosessuali lasci intatto il matrimonio tradizionale, o se vogliamo "normale", è come credere che mettere una buona dose di coca-cola nel vino lasci inalterato il gusto e il grado alcolico di questo. Ma si precipiteranno poi gli omosessuali a convolare a nozze? Non pare proprio. Gli esperti ci dicono che solo un’infima minoranza di omosessuali si prevarrà del diritto al matrimonio. Infatti, la varietà dei partners - la promiscuità - è molto apprezzate dagli omosessuali; dagli omosessuali maschi, occorre aggiungere, mentre le lesbiche tendono piuttosto alla monogamia. Ma forse è pericoloso, in questo clima d’uguaglianza trionfante, sottolineare certe differenze.
    Noi oggi viviamo in un’epoca di nuovi tabù, sotto l’ingannevole vessillo del rispetto delle minoranze. E la maggioranza chi la rispetta? Non certo il governo, da essa eletto, e che ha assunto il ruolo di un gurù spirituale in cadillac che sa cosa fa veramente bene ai propri fedeli senza sentire il dovere di consultarli. L’ostracismo sociale, che un tempo era diretto contro le idee delle minoranze, oggi colpisce le idee della maggioranza, se queste non sono allineate sulle "verità ufficiali".
    I termini "tradizione", "tradizionale", sono un vero anatema, ma solo se riferite alla maggioranza.
    In questa crociata condotta in nome della nuova religione venerante la Carta, certamente non ci si fermerà qui. Occorrerà smantellare altri vecchi tabù, per far posto a nuovi tabù, più moderni, più "politically correct". Così vuole il conformismo di oggi. Conformismo esaltante, perché moderno, perché contemporaneo.

    Claudio Antonelli


    TSUNAMI

    L’onda assassina deve farci riflettere .

    Nel www.barbarossa.com n. 24 ho scritto del sopravvissuto, di colui che vuole sopravvivere a tutto e tutti di fronte all’immane tragedia che ogni giorno si consuma nel mondo: 40 mila persone al giorno muoiono di fame. Una provocazione per dire: fermiamoci a riflettere. Se questo dovesse accadere da noi in una settimana scomparirebbero Parabiago, Busto Arsizio, Gallarate e paesi limitrofi. Ma come si fa a vedere scomparire più di 200 mila persone? Come possono i media darci evidenza di quello che succede in varie parti del mondo? Ci fanno vedere il particolare per raccontarci l’universale. Oggi è accaduto l’universale. Non il bimbo affamato, scheletrico e pieno di mosche che da li a poco non sarebbe più stato tra noi, ma l’onda assassina che nel volgere di poche ore semina distruzione e morte per decine di migliaia di uomini. "Finalmente" abbiamo avuto la visione d’insieme: montagne di cadaveri avvolti in teli di plastica in attesa di un nome che forse non avranno mai, perché bisogna fare in fretta a liberarsene altrimenti potrebbero generare epidemie che farebbero salire a dismisura il numero delle vittime. Noi occidentali siamo fortunati anche nella morte. Le nostre salme verranno messe in celle frigorifere per il riconoscimento e rispedite in patria per i dovuti funerali. Nell’era della globalizzazione, dove il villaggio è diventato un "villaggio globale " e dove le differenze di classe, almeno nella morte, non dovrebbero esistere, ci accorgiamo che il ricco non puo’ essere tale senza il povero . Proviamo a fermarci e se nel dolore riusciamo anche a riflettere, forse l’io e il tu lo sostituiremo con il noi. L’Italia piange i suoi morti, la Germania, la Svezia, la Norvegia, l’Austria, il Belgio, piangono il loro morti. Perché in questa immane tragedia non piangiamo insieme tutti i morti? Sarebbe un modo per essere tutti uguali e quei 40 mila morti al giorno per fame sarebbero anche i nostri morti e dopo che i media avranno spento le loro telecamere sull’onda assassina continueremo a piangere e forse a riflettere.

    Vincenzo Ponzo