LA FORZA DELLA COMUNICAZIONE - Numero 29

 

Il tempo inesorabile cammina e seco porta tutti i nostri lai. Sembra volerci dir:"non v’adirate, restate sempre in pace; un dì certo fatal noi ce ne andremo e tutto in questa terra lasceremo".

LA FORZA DELLA COMUNICAZIONE

Si può parlare di tutto, di tutti e di più. Nell’era della globalizzazione dove i media la fanno da padrone e il circo mediatico ha sempre il tendone pronto ad ogni evenienza, anche questa volta non si è fatto cogliere impreparato. Ha seguito la morte "del grande fratello", "del padre di tutti", "del grande comunicatore" senza un attimo di respiro, in una grande tavola rotonda per spiegarci i segreti della scienza, della vita e della morte. Da un lato i media con la comunicazione verbale, dall’altra le centinaia di migliaia di persone che hanno seguito la passione di Giovanni Paolo II in piazza S. Pietro impegnate in una comunicazione non verbale ma carica di significati e fatta solo di atteggiamenti. "Chi di fronte alla morte ha mantenuto una corretta comunicazione?" Quale la giusta comunicazione ? Quella logorroica della televisione che pur di arrivare prima a dare la notizia della morte, ha impegnato centinaia di inviati? O quella della folla silenziosa che senza proferir parole e con lo sguardo rivolto a quella finestra sgranava un rosario e muoveva le labbra in una muta preghiera? Il troppo storpia e questo si può dire anche della comunicazione. Chi parla troppo rischia di non essere ascoltato o di non essere credibile. Uno dei cardini è l’empatia , cercare il coinvolgimento dell’altro, entrare in sintonia e avere feedbak (il ritorno per poter orientare o correggere il flusso della comunicazione). Colpa o merito delle elezioni il tam tam mediatico è terminato e la vera comunicazione fatta dalla folla attonita davanti al mistero della passione e morte di un uomo che ha saputo con il suo carisma di comunicatore, " Correggetemi se sbaglio", porsi al pari di tutti e non sul piedistallo dottrinale del successore di Pietro, ha continuato il suo cammino di penetrazione nel più profondo degli animi.

Vincenzo Ponzo