QUANDO LA DESTRA FA AUTOCRITICA - Numero 25

 

Il numero di chiusura in vista delle vacanze estive è sempre un po’…estivo: articoli di costume più che di politica, un vago sentore di "tutti al mare, tutti al mare", un soffuso rumore di tormentoni canori estivi, un fuggi fuggi, insomma. Questo numero di chiusura, invece, con la legnata delle elezioni europee ed amministrative ancora ben dolente sulle spalle del centro-destra, porta una gran bella novità : l’autocritica della Destra! Eh sì, ci siamo abituati a trovare alibi di volta in volta ( l’alleanza dell’elefantino era sbagliata; lo zoccolo duro non tiene ed è deluso per certe forzature, anche se subito ridimensionate; il leader della Casa delle libertà tiene costantemente la scena grazie alle televisioni, ecc. ecc.). Ora non più. La Destra fa autocritica, sul serio. E la fa, tra l’altro, da un giornale milanese, Archimede, il cui direttore politico è Massimo Corsaro. Per chi non vive in Lombardia forse vale la pena ricordare che Massimo Corsaro è tra i più attivi ed intelligenti personaggi di AN. E’ stato Assessore regionale all’Artigianato (1995-2000) e dal 2000 è Assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, con il ruolo di capo della delegazione di A.N nella Giunta lombarda in sostituzione del compianto Marzio Tremaglia. E’ stato - non a caso - il primo politico al quale il nostro giornale ha chiesto un’intervista, proprio sul primo numero, ormai in quel lontano 22 gennaio 2001. Corsaro è uno dei collaboratori più stretti di Ignazio La Russa e proprio per questo la sua autocritica e quella del giornale appaiono ancora più penetranti. Già il titolo stesso del suo articolo di apertura la dice lunga : "Una lezione per la Destra che non c’è. - Non siamo soddisfatti. La coalizione è indecisa, AN oscilla tra rassegnazione e populismo. La Destra dov’è?". C’è da stupirsi di queste parole: chi rappresenta la Destra ufficialmente, che fa parte della corrente maggioritaria, che detiene una delle leve più importanti e significative del potere amministrativo e politico lombardo, si chiede :la Destra dov’è? E`rano domande che eravamo abituati a sentire dalle minoranze, dai "sociali", dai mai domi…Corsaro incomincia con il rilevare che "è finito l’innamoramento degli elettori per il berlusconismo puro, inteso come linea d’azione fondata sul tecnicismo in luogo della politica; sulla capacità comunicativa più che sulla pratica quotidiana; sulla capacità liberista di autoregolazione del mercato e dell’economia più che sulle strategie nazionali e governative". Ma è Storace che parla? No. Sotto quell’articolo c’è la firma di Massimo Corsaro: la Destra lombarda vicina a Berlusconi, quella formata dai berluscones, come li chiamano gli avversari…E più avanti: "Noi di Archimede, lo leggerete anche negli altri articoli, crediamo che il messaggio che ha caratterizzato il partito non abbia pagato perché non ha incarnato la Destra o -peggio ancora - ciò che si attende dalla Destra". Non voglio annoiare i lettori citando a piene mani, né elevare un peana al giornale di Corsaro, ma è quello che volevamo sentire. E lo abbiamo sentito. E lo abbiamo sentito proprio da chi meno ci aspettavamo.E quindi, prima di tutto, stima ed apprezzamento, per la chiarezza delle parole, per la passione che c’è sotto. Il giornale contiene anche un articolo di Alessio Butti che sottolinea come "AN non abbia brillato negli ultimi anni per l’originalità e la chiarezza della propria proposta economica ". Butti sta parlando del suo partito, di AN, del partito che ha fatto defenestrare Tremonti per la sua politica economica…E sapete come conclude? ASCOLTATE BENE. "Siamo in molti a ritenere, un po’ meno a sostenere perché c’è sempre un latente timore di ritorsioni o benevoli cazziatoni da parte di qualcuno, che AN poggi la propria politica sugli spot televisivi e sulle interviste dei suoi leader; che si viva, cioè, sull’effimero e sull’improvvisazione…a volte va molto bene, ma spesso no". INCREDIBILE. Ma forse abbiamo dimenticato chi è Alessio Butti. O si tratto di un omonimo o è quel brillante deputato comasco al quale , come recita la sua biografia nel s`ito omonimo, "nel 1999 Fini (gli) affida la responsabilità nazionale del settore informazione e comunicazione di AN. Continua ad essere il responsabile informazione di AN ". Il peso di simili affermazioni le valuti ognuno di voi. E questo splendido numero 5, anno II, luglio 2004, di Archimede, che dovrebbe essere affisso nelle sezioni di AN rimaste aperte e frequentate, prosegue con un’intervista a Viviana Beccalossi che spera di "far crescere rapidamente al Nord una figura di riferimento capace di affiancare Ignazio. Non possiamo accontentarci di sopravvivere" e con un articolo di Marco Valle che decreta la fine dell’antipolitica, la fine del berlusconismo come è stato inteso ed attuato sino ad ora. Chiedo scusa per le lunghe citazioni, ma si tratta di un avvenimento talmente eccezionale che andava evidenziato in tutte le sue parti, per scongiurare il timore che si potesse credere che chi scrive avesse preso il primo colpo di sole sulla sua rada canizie. Io credo a queste parole: voglio credere. Voglio credere che non sia uno sfogo, peggio: una presa in giro. Voglio credere che ci sia vera voglia di cambiamento quando si dice " ridare identità vera alle istanze della Destra", anche quando si dice di voler sciogliere "l’equivoco di una deriva proletaria ed assistenzialista". Voglio credere in questa Destra che dice di volere solidarietà e non assistenzialismo; che persegue il merito, la libertà d’impresa, il senso etico della famiglia e dello Stato… Voglio credere a queste parole che rivelano come il berlusconismo, nel senso negativo del termine, non ci appartiene; che siamo leali nei confronti di Berlusconi, che ci ha "sdoganati" ( ma è proprio vero?); ma che non possiamo cambiare pelle per un assessorato in più. Voglio credere in questa Destra che si pone il problema della questione settentrionale, del popolo delle partite IVA, ma non dimenticando che AN viene dal MSI, che significa Movimento sociale, dove per sociale non si deve intendere assistenzialismo. Senza diventare retorici, senza scomodare tempi,` personaggi, sigle politiche passate : è nella nostra storia, nel nostro DNA essere il sale della politica, avere il ruolo della provocazione sana e non fine a se stessa. E’ diventato ormai proverbiale dire che non vogliamo morire democristiani: non vorrei che ci accorgessimo che siamo già morti e Lapalisse diventasse il nostro leader.

Antonio F. Vinci