Castellanza - Numero 35

SOMMARIO DELLA SEZIONE:

  • CASTELLANZA
  • TURBIGO
  • MILANO



    A Castellanza è don Pino Marelli che solleva la questione morale.

    Castellanza si avvia alle elezioni amministrative nella più completa confusione, senza che la cittadinanza abbia veramente capito le ragioni per cui il sindaco Maria Grazia Ponti è tornata a casa. Provate a sentire quanto dice la gente per strada, dal panettiere, all’uscita dalla chiesa.
    Già, la chiesa. Il prevosto di Castellanza, don Pino Marelli, ha lanciato un’intemerata contro i politici locali :"La nostra città è passata dall’essere indicata come un modello di ottima amministrazione (si pensi al sindaco Moroni) alla decisione di togliere la fiducia al sindaco. Non vuole essere un giudizio alle persone, ma un giudizio amaro e severo sulla situazione. E’ umiliante per tante persone oneste, dover constatare che di fatto non emergono persone veramente capaci di lavorare per il bene della città". E più avanti:"chi governa male deve avere l’umiltà di riconoscerlo e deve avere il coraggio di mettersi in disparte". Ma con chi ce l’ ha don Pino? Ovviamente tutti si sentono immuni e scaricano la "condanna" sugli avversari.
    Ma ricostruiamo un po’ il clima politico della città.
    Partiamo da Mario Rossi, avvocato, candidato sindaco alle ultime elezioni per Orizzonte- Polo per Castellanza. Rossi si è dimesso da Forza Italia e ha dato vita al Grande Centro. Come ha dichiarato a La Prealpina del 13 gennaio scorso "ho impostato il dialogo con rappresentanti di Insieme, con i sei dissidenti e il gruppo che fa capo a Frigoli. Ma non disdegno neppure la lista di Maria Grazia Ponti e le forze del centrodestra". Che dire? Rossi vuole dar vita al partito unico, una grande marmellata di posizioni diverse, antitetiche, in contrasto le une con le altre, purché vinca. Ah, dimenticavamo: Mario Rossi ha dichiarato che non si candiderà a sindaco. Per evitare di fare un’altra brutta figura come alle ultime elezioni?
    Livio Frigoli, il grande elettorale di Maria Grazia Ponti, sindaco uscente, ma anche l’autore del grande ribaltone che ha cacciato la Ponti da Palazzo Brambilla. Anche lui dichiara di non volersi candidare a sindaco. Intanto forma un gruppo di "salute pubblica" (sono sue parole) che si chiama Gruppo Civico non disdegnando l’appoggio di Mario Rossi, l’avversario di ieri. Vuole fare una lista sovrapartitica, ma intanto a Milano è tra i fondatori del Partito democratico e viene nominato vicepresidente dell’Associazione per la costituzione del nuovo organismo. Come si dice nella Carta Costitutiva dell’Associazione :" vogliamo tentare di rappresentare un pezzo importante della società civile e politica, quell’area civico-ulivista che costituisce una risorsa preziosa ed ineludibile per ridare al Paese la certezza di un impegno e la speranza in un futuro migliore".
    Insieme per Castellanza decide di allearsi con Mario Rossi, contenti che tra i loro soci ci siano dei candidati alle prossime elezioni. Chi e dove? Cosimo Cerardi per i Comunisti italiani; Andrea Barcucci, per i Verdi; l’ex sindaco di Castellanza degli anni passati Luigi Roveda per l’Udeur: questi i compagni di viaggio di Mario Rossi! La benedizione è venuta dal personaggio storico della sinistra castellanzese, Mario Palazzo : "Io non mi vergogno di sedere ad un tavolo con gli ex democristiani". A questo punto vi state ancora chiedendo a chi si riferiva don Pino?
    Ma non finisce qui. La confusione regna sovrana, con alleanze che si fanno e si disfano; voci che si rincorrono e si smentiscono; grandi appelli per il bene della città.
    Ma chi crederà loro? Perché i cittadini di Castellanza dovrebbero credere a questi personaggi che con grande disinvoltura passano da uno schieramento all’altro, formando coalizioni contro il buon senso oltre che contro ogni coerenza politica? Perché i Castellanzesi dovrebbero dare fiducia e votare per chi già in passato hanno bocciato? Perché i Castellanzesi dovrebbero dare fiducia e votare per chi già in passato ha sbagliato sostenendo un candidato che poi ha buttato giù?

    Antonio F. Vinci


    Cinque anni di amministrazione di centrodestra a Turbigo

    Sono quasi trascorsi cinque anni da quando nel maggio 2001 il centrodestra vinse per la prima volta le elezioni amministrative a Turbigo. Un risultato schiacciante, grazie al quale gli esponenti locali di Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord ottennero una vittoria netta sulle altre compagini politiche. Ma la storia nasce prima, nelle esperienze fatte a partire dal 1997 in minoranza, in cui il gruppo di Alleanza Nazionale e Forza Italia lavorava separatamente dagli altri due gruppi di minoranza: Lega Nord e una lista civica. L’attività di opposizione ha mostrato molti punti in comune tra i tre schieramenti ed ha infine portato a condividere un progetto unitario che si è dimostrato vincente nella successiva tornata elettorale. Volti giovani, un programma chiaro e tanta voglia di dimostrare che il centrodestra non solo è in grado di fare opposizione ma anche e soprattutto di amministrare seriamente ed onestamente: sono stati questi i principali ingredienti che hanno permesso di raccogliere la fiducia dei cittadini e hanno così decretato la vittoria amministrativa.
    Il bilancio di cinque anni non può che essere variegato. Essere seriamente e operativamente in giunta ed in maggioranza non è come sedere tra i banchi dell’opposizione, in cui tutto è più facile ed anche la vena politica è maggiormente viva e visibile. Amministrare seriamente implica prendere delle scelte per conto di tutta la cittadinanza e per il bene del paese. Amministrare significa risolvere i problemi ereditati da due decenni in cui Turbigo ha subito tre commissariamenti, ed affrontare i problemi generati e lasciati aperti dalla passata amministrazione di sinistra. E’ evidente come ogni scelta possa trovare il consenso di una parte degli elettori e le critiche invece di un’altra parte. Ma la coerenza, l’onestà e la determinazione del lavoro alla fine portano a raccogliere i frutti.
    Numerosi sono i lavori pubblici iniziati, alcuni terminati ed alcuni che prenderanno forma purtroppo solo nei prossimi mesi. Diverse sono state le iniziative organizzate per il tempo libero, lo sport, la cultura e l’aggregazione: da anni a Turbigo non si vedeva tanta gente in piazza. L’attenzione alle problematiche relative ai servizi sociali hanno inoltre mantenuto uno stretto e continuo contatto con le fasce di cittadini maggiormente bisognose. La redazione del nuovo PRG, il problema della restituzione dell’impianto di depurazione al Consorzio del Magentino, il raddoppio della linea ferroviaria FNM, il potenziamento della centrale termoelettrica hanno poi assorbito molto del tempo e delle forze che l’amministrazione ha messo in campo, giungendo da un lato a risolvere diverse problematiche e, dall’altro, ad affrontare seriamente temi di grande rilievo che continueranno a farsi sentire nei prossimi anni di amministrazione.
    L’identità politica dei partiti che compongono la maggioranza non è certo venuta a mancare. Innanzitutto, la serietà, l’approfondimento e la coerenza nel portare avanti i lavori ha segnato un nuovo modo di affrontare le problematiche, che alla fine si è tradotto in cinque anni di amministrazione compatta, che in un paese che ha subito recentemente tre commissariamenti, come detto, sembra essere già stato un grande risultato. Inoltre, alcune delle iniziative hanno chiaramente mostrato la sensibilità tipica degli uomini di destra: l’intitolazione di una via al "9 Novembre 1989"; il dibattito e la mostra fotografica sulla tragedia delle Foibe; l’introduzione del "buono-sport"; il potenziamento della sicurezza col sistema di videosorveglianza e con opportune convenzioni di polizia locale,; il ricordo delle vittime del terrorismo dell’11 Settembre con la piantumazione di due cipressi di fronte all’attuale sede municipale; il raddoppio del numero di borse di studio per studenti meritevoli; il sostegno alla scuola materna privata "Ente Morale".
    Certo è che una maggiore identità politica di destra non farebbe altro che bene all’attuale compagine amministrativa… il prossimo programma, le prossime votazioni e i prossimi anni ci diranno qualcosa in merito!

    Christian Garavaglia
    (Assessore al Bilancio, Sport-Tempo Libero e Pubblica Sicurezza del Comune di Turbigo)


    Un profilo del candidato sindaco di Milano dell’Unione visto (molto) da vicino

    L’ex prefetto di Milano Bruno Ferrante, a scrutinio quasi ultimato, ha palesemente vinto le primarie della sinistra avendo ottenuto circa il 67 per cento dei consensi. Un ottimo risultato. Un risultato sicuramente atteso visto che era sostenuto da un’ampia coalizione ma che rimane una significativa vittoria per Ferrante. A Dario Fo, appoggiato da Rifondazione comunista, è andato circa il 23 per cento delle preferenze, a Milly Moratti, sostenuta da una parte dei verdi, il 5,8 e a Dario Corritore, un indipendente il 3,3. In totale hanno votato circa 80.000 milanesi... cifra modesta rispetto alla popolazione della citta’ ma, fatte le dovute considerazioni, rappresentativa certamente del cuore militante delle sinistre.

    Bruno Ferrante e’ una persona come si deve, una persona in gamba. Lo posso dire con maggior cognizione di altri avendolo conosciuto molti anni fa quando ancora era vice-prefetto e agli importanti incarichi ministeriali che sono seguiti a Roma ancora non pensava. No no... non pensate alla conoscenza dal sapore "romantico" del giovane contestatore che doveva confrontarsi con polizia e prefettura. No. Una cosa piu’ banale: ero compagno di classe della figlia e quindi frequentavo casa sua.

    Di certo Bruno Ferrante e’ una persona di cui ci si puo’ fidare e che ha rappresentato per molti anni la citta’ con un ruolo importante e difficile. Mi ha sorpreso non poco la sua scelta di abbandonare la prefettura per candidarsi, ahime’ (e ahilui!); per l’Unione. Come potra’, con il suo curriculum e la sua "istituzionalita’", rappresentare tra le altre realta’ Rifondazione Comunisti e No Global?

    E come potranno, a loro volta, queste realta’ sostenerlo dopo decenni dall’altra parte della barricata? Dario Fo che da loro era sostenuto ha gia’ lanciato il primo affondo in merito ad un eventuale sostegno di Ferrante: "Il programma non c’è. Quindi bisogna leggerlo, discuterlo ed essere d’accordo. Vedremo".

    Ferrante prima di poter vincere dovra’ fare i salti mortali per mettere d’accordo una decisamente poco amalgamata coalizione composta da Ds, Margherita, Rosa nel pugno, Udeur, Pdci, Repubblicani europei, Italia dei Valori, Verdi, Rifondazione Comunista e varie piccole frange "indipendenti". Ferrante e’ una persona capace ma dovra’ scrivere un programma che possa andar bene a persone dalle idee che definire contrapposte e’ decisamente un eufemismo. Dovra’ dialogare con i no global che tanto male hanno fatto alla citta’ e con il Leoncavallo che non poche volte hanno creato problemi nelle strade di Milano.

    Diventare Sindaco a Milano e’ un risultato impegnativo da raggiungere. Il Polo ha dalla sua due mandati con grandi risultati portati "a casa" dal buon Albertini (e diciamolo... anche dalla granitica colonna di AN De Corato) e ha deciso di candidare Letizia Moratti, un personaggio di rilievo nazionale.

    Insomma un compito arduo aspetta Bruno Ferrante gia’ soltanto prima di partire mentre il Polo invece e’ gia’ avanti. La coalizione che sostiene la Moratti e’ al governo della citta’ da un decennio quindi il programma c’e’ e i risultati di cio’ che e’ stato fatto fino ad oggi sono sotto gli occhi di tutti i milanesi.

    Che vinca il migliore visti i grandi nomi che si confronteranno non credo sia adatto. Che vinca la coalizione migliore, allora...

    Vito Andrea Vinci (tratto da www.destra.it)

    conosciuto in rete come Vav
    Fondatore e Coordinatore della principale mailing list nazionale dedicata al mondo della destra che dal 1998 riunisce e fa confrontare piu’ di cinquecento dirigenti, militanti e simpatizzanti in un dibattito quotidiano.

    Per iscriversi: azionegiovani-tribe-subscribe@yahoogroups.com