Letture - Numero 41

 Pubblichiamo con interesse questo Comunicato dell’Associazione Europea Scuola e Professionalità Insegnante, di evidente e grande attualità.

L’anno scolastico appena concluso segna probabilmente il punto più basso raggiunto dalla scuola italiana dall’Unità in poi. Ciò non significa, invero, che la situazione non possa ulteriormente peggiorare l’anno prossimo; ma accontentiamoci, senza avventurarci in profezie, di una sommaria analisi del presente. La vetrina-internet, corroborata dai più tradizionali canali mediatici, ha improvvisamente messo a nudo una quotidianità scolastica fatta di soprusi, di violenze, di espliciti approcci sessuali, di pacifica e impunita consumazione di sostanze stupefacenti, di vandalismi e, nel migliore dei casi, di dissipazione del tempo istituzionalmente destinato all’attività didattica. Gli insegnanti che non hanno ritenuto di abdicare al proprio ruolo istituzionale - crediamo la maggior parte - sono entrati in classe come in trincea, spendendo tesori di energie nervose per controllare una situazione che poteva sfuggire di mano in qualsiasi momento; quelli che non hanno ritenuto di affrontare le proprie responsabilità hanno barattato un pigro quieto vivere con una serie di comode concessioni, di codarde corrività e perfino di colpevoli correità. A molti è parso chiaro un assunto: non è vero che la scuola è, come pure si dice o si diceva, "lo specchio della società". La verità è un’altra, e cioè che la scuola è un ambiente peggiore della società globalmente considerata, perché al suo interno comportamenti impropri, illeciti e perfino criminosi sono sostanzialmente impuniti. Cosa garantisce tale impunità? Diremmo due fattori, l’uno di natura normativa, l’altro di mentalità. Il primo è il famigerato (ma mai abbastanza) "Statuto delle studentesse e degli studenti" partorito dalla mente progressiva del ministro Berlinguer nel ’99. Tale diabolico marchingegno legislativo era di per sé sufficiente a fare della scuola un’autentica riserva indiana di spacciatori e consumatori, oltre che di violenti e vandali. Ma forse avrebbe avuto effetti meno esiziali se non fosse stato incardinato nella mentalità perdonistica - se così si può dire - di una parte della categoria insegnante, quella che affida i casi disciplinari alle analisi sociologiche e ad improbabili percorsi di recupero che recuperano soltanto - nelle tasche dei cosiddetti docenti referenti, e al di là della buona fede di alcuni di loro - qualche spicciolo rubacchiato al fondo dell’istituzione scolastica. E’ pertanto evidente che per arginare una situazione che tracima oramai da ogni parte occorre un recupero dell’autorevolezza di chi guida la scuola, in astratto del principio di autorità. Trattasi di un’esigenza oramai condivisa da ampi settori bipartisan di tutte le componenti scolastiche e dell’opinione pubblica, un’esigenza che del resto non è ristretta ai confini italiani, se si presta orecchio alle proposte di legge ventilate in Francia dal premier Sarkozy. E se è vero che un recupero del principio di autorità non può essere disgiunto da una riqualificazione professionale e sociale della categoria degli insegnanti, è pur vero che la situazione si è attestata su tali livelli che occorrono misure immediate, senza passare attraverso i massimi sistemi. Vanno in questa direzione anche i progetti di modifica dello "Statuto" annunciati recentemente dal Ministro Fioroni. Modifica che non significa l’abrogazione dell’intero testo di legge, ma l’introduzione di sanzioni più adeguate - fino all’espulsione da scuola e la non ammissione allo scrutinio - degli alunni autori degli atti e dei comportamenti più gravi. Se un’iniziativa del genere fosse stata assunta dal Ministro Moratti nel lungo quinquennio del suo dicastero, AESPI avrebbe espresso anche allora il suo assenso. Ma tale semplice iniziativa non fu neppure messa in cantiere perché il Ministro e i suoi molti consiglieri pedagoghi erano in altre faccende affaccendati, cioè impegnati a tessere la tela di una riforma ambiziosa e complessa (staremmo quasi per dire lambiccata) i cui elementi fondamentali sono peraltro a tutt’oggi inattuati. Un’occasione a suo tempo persa dalla Destra per fare la Destra. Un’occasione della Sinistra, oggi, per soddisfare legittime esigenze degli insegnanti di Sinistra e di Destra e, soprattutto, per restituire alla scuola un minimo di dignità.

Milano, 18 giugno 2007

Angelo Ruggiero
Presidente dell’Associazione Europea Scuola e Professionalità Insegnante