Letture - Numero 57

“Abbiamo quattro certezze sul fenomeno epocale e senza precedenti dell’ingresso ininterrotto e incontrollato nel territorio nazionale di centinaia di migliaia di persone provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia. La prima certezza è che sono prevalentemente giovani di sesso maschile di età compresa tra i 20 e i 30 anni. La seconda è che nella stragrande maggioranza sono originari di Paesi dove non sono in corso guerre. La terza è che sono quasi tutti musulmani. La quarta, acquisita grazie alle recenti ammissioni della Bonino, è che il governo Renzi nel 2014 ha voluto che gli sbarchi dalla costa libica avvengano tutti in Italia”. ( Magdi Cristiano Allam, “Migranti” o “profughi”, comunque invasori, Il Giornale, 23 luglio 2017, pag.12).

“Dopo la guerra fredda il mondo è diventato molto più pericoloso per i paesi ricchi perché il contenimento e il controllo che l’Islam può esercitare nei confronti delle proprie forme estremistiche non può che essere molto debole. Infatti – come già si è detto nel capitolo 1 –tra mondo islamico e Occidente non esiste una tensione nucleare analoga a quella della guerra fredda e quindi per quel mondo non esiste la necessità di evitare con ogni mezzo che l’equilibrio con l’Occidente sia messo in pericolo dalle iniziative dell’estremismo terroristico che di quel mondo in qualche maniera si nutre” (Emanuele Severino, Il tramonto della politica, Rizzoli, 2017, pag. 30).

“Eppure le disposizioni diramate fin dal 1916 da parte dei Comandi di Artiglieria italiani erano chiare:

La natura del terreno aspro e difficile in cui si combatte impone a tutti gli ufficiali, cannonieri e bombardieri, di non esitare di fronte a qualsiasi sacrificio di materiale e di sangue pur di cooperare al successo delle fanterie, e perciò nessuna preoccupazione, al momento opportuno, di scoprirsi, non dimenticando che, in certe circostanze il richiamare il fuoco sui propri pezzi può, risparmiando le fanterie, contribuire efficacemente al successo.

Nonostante ordini tanto perentori, a Caporetto queste disposizioni non vennero applicate, semplicemente perché non venne dato l’ordine di sparare sul nemico in avanzata” (Claudio Razeto, Caporetto – una storia diversa, Edizioni del Capricorno, pag.59).