LETTURE - NUMERO 63

La rubrica “Letture” non segue un filo cronologico, ma quello della presenza di tematiche nel “Barbarossaonline”. Quindi non stupitevi se qualche testo risulta un po’ datato: sono “pillole” di riflessione.

“Certo, la demografia è in crisi anche negli USA e, se aggiungiamo l’Europa e il Giappone, abbiamo fatto tombola: tutto l’Occidente è in piena regressione demografica. Il punto è che non sentiamo più la necessità della prosecuzione, sia come Nazione, sia come specie. Non sentiamo più la necessità che la società, l’Italia e l’Occidente progrediscano…Quindi c’è un fallimento che chiamo “di civiltà” “ (Roberto Volpi, L’estinzione degli italiani, intervista di Eleonora Barbieri sul “Il Giornale” del 10 luglio 2022, pag.20; a proposito del saggio di Roberto Volpi, Gli ultimi italiani. Come si estingue un popolo, Solferino, pagg.272,euro 16.50).

“Decisionismo, legalità, rigore, riforme, merito, partecipazione, senso dello Stato, equità fiscale, giustizia sociale, identità nazionale, destini comuni, coesione, ruolo della famiglia: è il tempo della destra, allorquando tutti questi fattori si fanno domanda sociale.

E’ evidente come non ci sia nulla di “moderato” in tutto questo. Non c’è nel senso di un moderatismo che sa di compromesso, di piccolo cabotaggio, di “qualunquismo”, termine con cui vogliamo identificare un’idea “debole” di politica, di cultura, di società, un’idea accomodante, magari giocata “sul fare”, ma priva di spessore ideale, di “memoria”, di radicamento. Al contrario immaginiamo una nuova stagione politica e culturale, in grado di vivificare un’appartenenza dandole concreta realizzazione (oggi) e più ampie prospettive (il dopodomani  evocato da Prezzolini).

Concretezza e suggestioni, realismo e aspettative: in questo mix l’affascinante impegno del ripensamento-cambiamento può diventare un obiettivo concreto e vincente. Senza torcicolli. Senza nostalgie. Impegnati ad affrontare le sfide della postmodernità” (Mario Bozzi Sentieri, La destra di oggi e quella di dopodomani, in Il Borghese, novembre 2022, pag.5).

“La crescita rapida ed espansiva dell’intelligenza artificiale coincide infatti con la decrescita altrettanto rapida ed espansiva dell’intelligenza umana, delle sue connessioni vitali e mentali con la storia, con la tradizione, con il linguaggio, con la capacità di progettare il futuro e governare i cambiamenti, la regressione del pensiero, oltre che della religione,  col declino dell’arte e l’atrofizzazi0ne progressiva, come una paralisi, delle facoltà naturali, socievoli e intellettuali dell’uomo e con un calo progressivo e allarmante del quoziente intellettivo. Si realizza appieno quel “dislivello prometeico”, di cui scriveva Gunter Anders ne L’uomo è antiquato: ossia cresce la tecnica e decresce la cultura, cresce l’artificiale e sparisce il naturale, cresce il robot e declina l’uomo. Si ingigantisce cioè la forbice tra tecnica e sapere, il mondo artificiale si espande mentre si contrae la nostra capacità di conoscerlo, di capirlo e quindi di governare gli effetti” ( Marcello Veneziani, Non diventiamo collaborazionisti dei robot, Il Giornale, 3 febbraio 2023, pag. 16).

Dall’ intervista al professore Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, saggista : Fabio Gervasio,  “I genitori non siano i sindacalisti dei propri figli. Non hanno competenze in materia per giudicare i docenti” in Orizzonte scuola, 18 agosto 2021.

“Un’ultima domanda. L’alleanza educativa tra scuola e famiglia è sempre più un’utopia. Le performance scolastiche vengono viste sempre più come gare dove il fallimento non può essere contemplato, con gravi ripercussioni sugli studenti che vivono con ansia le verifiche e a volte crollano per un fallimento. Quanto è importante il diritto di sbagliare e come dovremmo riscoprire l’alleanza scuola-famiglia per crescere in maniera più sana i nostri giovani?

Le famiglie devono comprendere che sul piano educativo è importante delegare alla scuola questa funzione. L’educazione dei propri figli è compito degli insegnanti e i genitori non devono diventare una specie di sindacalisti dei propri figli mettendo in discussione le valutazioni dell’insegnante senza nemmeno avere competenze in materia. L’eccesso di buonismo di molti genitori è un boomerang che si ritorce nei confronti dei propri figli. L’alleanza educativa tra scuola e famiglia non può che ripartire dal riconoscimento della funzione e del ruolo del docente. Per quanto riguarda il diritto di sbagliare questo è un aspetto importante da un punto di vista pedagogico. I ragazzi devono capire che quando non si è preparati si incappa in brutti voti che possono portare anche alla bocciatura. Una scuola che non boccia più è fallimentare. Promuovere anche chi non lo merita è sbagliato, abbiamo bisogno di una scuola meritocratica dove ognuno riceve per quello che dà. I ragazzi devono capire che esistono anche i fallimenti, metabolizzarli e superarli. Questo è il modo per poter crescere persone più consapevoli delle proprie capacità. Partire dai propri sbagli e migliorarsi ci permette di superare i fallimenti e questa capacità è fondamentale per essere in grado di affrontare i problemi, viceversa chi non si è mai imbattuto in un fallimento scolastico avrà difficoltà anche nella vita quotidiana a reagire alle difficoltà che di volta in volta ci troveremo ad affrontare.”