Foibe - Numero 56

Ci sono ricorrenze che col passare degli anni perdono il loro smalto: i ricordi  sbiadiscono, la ripetizione annuale stanca, l’interesse cala, gli eventi ormai lontani non ne fanno percepire più il loro significato. Eppure la commemorazione delle Foibe ogni anno si ripresenta puntuale e sempre con maggiore risalto, con maggiore partecipazione, con maggiore diffusione. Da quando il “Giorno del ricordo”, nel 2004, è diventato legge dello Stato, parlare di Foibe non è più tabù : rievocazioni in pubbliche manifestazioni ma soprattutto nelle scuole  danno sempre maggiore risalto a quel giorno che rievoca una tragedia tutta italiana. Ma anche “grazie”, si fa per dire, alle polemiche che vengono ancora sollevate.

Eppure quella delle Foibe è una tragedia diversa dalle altre, diversa da altri genocidi commessi dall’uomo nell’arco della sua lunga storia, diversa dalle varie pulizie etniche. Qui sono stati eliminati, uccisi, non solo fascisti, ma anche antifascisti, comunisti, cattolici, preti, membri del CLN … : Italiani. Tutti eliminati perché non vollero piegarsi al nuovo regime comunista di Tito. Non si trattava solo di nemici, ma anche di combattenti antifascisti colpevoli di non voler abbandonare la propria identità nazionale.

E coloro che riuscirono ad evitare la strage fuggirono: trecentomila e più arrivarono in Italia, male accolti perché avevano rifiutato di rimanere nella “nuova patria” comunista di Tito, esuli in Patria. E’ una storia che va raccontata proprio in questi anni in cui il senso della Patria, del radicamento alle proprie origini, l’attaccamento alla terra dei padri ( questo il significato di Patria …) va scemando sempre più.

Ora nei libri di scuola si parla di Foibe; fino a qualche anno fa non si conosceva nulla o poco. Ora se ne parla anche se nei testi permane talvolta un giudizio che sottolinea un  atteggiamento di comprensibile, ma non giustificabile, vendetta nei confronti dell’occupazione nazifascista precedente. Ma, in effetti, si è trattato anche di altro. Si è trattato proprio di un’epurazione, di una pulizia etnica che doveva eliminare qualsiasi residuo di italianità, a prescindere che si trattasse di fascisti o antifascisti. Se non si sottolinea questo atroce aspetto non si comprende in pieno cosa furono le Foibe e si rischia di relegarle ad uno dei tanti, tragici,eventi della guerra.

Oggi ricordiamo ancora le Foibe. E le ricorderemo sempre. Perché quei Martiri e quegli Esuli, che hanno lasciato tutto perché si sentivano italiani, sono  un grande insegnamento che ci resta in un’Italia in declino. Un declino fatto di dimenticanza, di perdita della memoria delle proprie tradizioni, delle proprie radici.

Scelsero l’Italia, questi profughi; non chiesero molto : un tetto. Ottennero rifugi in luoghi di fortuna, per anni, e si rifecero una vita. Oggi i loro discendenti tengono vivo il ricordo di quell’epoca dei propri genitori, di quel lembo di italianità e lo fanno dando un grande esempio: nelle loro manifestazioni non ci sono bandiere di partito, ma una sola ,quella italiana.