Da tempo, da sempre a onor del vero, le frange di certa vetero-sinistra o presunta tale attua azioni di carattere violento contro tutti coloro che vengono valutati in "odor" di Destra, ma in questi ultimi mesi le aggressioni sono diventate qualcosa di più che un semplice fatto di cronaca a stento rilevato dalle redazioni dei quotidiani. Inutile citare i fratelli Mattei o Sergio Ramelli massacrato a colpi di chiavi inglesi nella Milano di ieri e oggi sempre più ricordato nelle dediche alla memoria di vie e piazze d’Italia alla faccia dei suoi assassini che oggi, superata la fase della negazione e del riflusso, vivono la fase di stimatissimi, si fa per dire, professionisti panciuti e borghesissimi all’antitesi degli anni di lotta (e di morte, quella degli altri...Ndr). Tanti sono infatti i casi di giovani e giovanissimi figli illegittimi di quella "Lotta di Classe" comunista alla base non solo della strategia politica ma della stessa ideologia che si sentono in dovere o che "devono" superare la fase dialettica e di eventuale confronto con le altre italiche realtà ideologiche per arrivare alla concezione lesiva del rapporto con il mondo delle idee in base al vecchio concetto " Io ho ragione e quindi ti colpisco in quanto espressione simbolica di classe". Niente, di personale, quindi, ma semplice ritorno alle ragioni di base del comunismo rivoluzionario nonostante non vi siano più nemmeno le premesse per attuarlo nè tantomeno concepirlo. Oggi i picchiatori non sono più infatti identificati come neofascisti figli della classe media o benestante, capelli corti e vestiti con giacca e cravatta alla moda con il manganello facile in una espressione di lotta contro il comunismo viscerale tipico degli "anni di piombo": oggi sono questi ragazzotti e ragazzotte figli degli operai di ieri che oggi hanno la fabbrica e la casa al mare e in montagna, con paghette che equivalgono allo stipendio dei coetanei che invece di studiare lavorano come commessi, la mamma che tra lo shopping e la palestra trova il tempo per sbrigare le faccende domestiche assieme alla filippina part-time ma che assieme al benessere hanno generato una sindrome da totale mancanza di obiettivi, una profonda noia che nasconde a sua volta un malessere profondissimo che spesso porta alle estreme conseguenze. Come gli assassini di Ramelli, questi militanti della violenza cercano di uscire da situazioni poco appaganti dove il troppo "stroppia" cercando di appassionarsi a qualunque cosa possa dare un senso alla propria esistenza: lo sballo della droga, qualche attività sportiva estrema, la politica dimenticando però che ben poco conoscono della stessa se non quello che i loro cattivi maestri possono insegnare. Nei Centri Sociali, fondamentali ed interessanti aree sperimentali di aggregazione alternativa di ieri e oggi ghetti manipolati da Rifondazione Comunista e i suoi alleati, ben pochi lavorano o sono appartenenti alle classi disagiate, nessun operaio o contadino tra le loro fila di "Zecche" ( espressione data loro dai giovani di Destra) con i capelli "dreadlook" realizzati dopo interminabili e costosissime ore dal parrucchiere alla moda, i tatuaggi altrettanto costosi, il look finto militare-finto-povero a firma dei maggiori stilisti di "Streetwear" americani e inglesi, la canna in mano e la bandiera rossa o nera nell’altra...per poi trasformarsi in utili idioti pronti a massacrare il loro compagno di banco in base all’ordine dei "fratelli più grandi". Tutti sono, infatti, possibili bersagli per coloro che si aggrappano disperatamente alle ideologie ormai defunte del comunismo da combattimento cercando di emulare le gesta falsamente romantiche di un Che Guevara o di Castro per arrivare alla Route Armee Fraktion, alle Brigate Rosse-Gruppi Comunisti Combattenti fino alle sprangate allucinanti degli anarco-insurrezionalisti di cui è quasi impossibile concepire non solo il gesto ma anche l’esistenza stessa se non in un contesto di confuse contraddizioni. I giovani di Alleanza Nazionale/Azione Giovani colpiti recentemente a Pisa, Marghera, Napoli e in altre città sono il simbolo non solo di un pericoloso ritorno a una tattica di scontro gratuita e insensata che fornisce un approccio assolutamente erroneo al mondo delle idee ma che potrebbe incentivare, vista l’estrema semplicità del vecchio messaggio "uccidere un fascista non è reato" o " dieci, cento, mille Ramelli" l’entrata dei giovanissimi a quelle pratiche iniziatiche tipiche del vero e proprio terrorismo a tutt’oggi manipolato da correnti che vivono una duplice realtà tra legalità e illegalità. Basti pensare all’esperienza di Genova G8 o agli ancora vicinissimi fatti romani dove i No Global hanno dimostrato per l’ennesima volta, nelle sue frange più oltranziste, la fortissima vocazione alla violenza e al saccheggio simbolico indiscriminato. Il fattore "violenza" è dunque oggi sinonimo di vera militanza politica, di vera "fede" comunista o anarchica, ben al di là della singola accettazione di un credo ideologico in un contesto democratico e di confronto come quello in cui attualmente viviamo. E’ singolare, inoltre, valutare che l’aspetto fortemente militarizzato dal punto di vista tattico, il coordinamento delle azioni, l’addestramento dei militanti, l’utilizzo di forme comuni di abbigliamento tipico delle formazioni in divisa è sempre stato addebitato all’identificazione degli stereotipi del "violento" idealizzato nella Destra neofascista. Esiste inoltre un aspetto che ci riguarda molto da vicino e che può essere concepito come la nota formula della fisica " ad ogni azione ne corrisponde un’altra uguale e contraria" e cioè la possibilità non troppo remota che i giovani di Destra fino ad oggi bersagli facili nella logica del "dieci contro due spranghe in mano" e dopo decenni di illuminato convincimento sul confronto non violento da parte di Alleanza Nazionale nei confronti dei propri militanti, ebbene esiste una prospettiva di azione di difesa da tali attacchi reiterati che porterebbe ad una spirale di violenza dalle conseguenze devastanti. E anche ciò, pur legittimando l’azione di difesa contro le chiavi inglesi o le spranghe dei violenti di turno (sempre quelli...Ndr) farebbe comunque il gioco dei provocatori di ieri e di sempre: non dimentichiamo che nella strategia della guerriglia non convenzionale e del terrorismo anche queste azioni sono giustificabili a breve e lunga scadenza. E se tornando indietro nel tempo cerchiamo di ricordare atti quali la bomba in via Rasella fatta esplodere nella via romana durante la guerra contro un pugno di praticamente innocui italiani di lingua tedesca inquadrati nella Waffen SS ( e non i criminali guardiani dei campi di sterminio bensì le truppe combattenti equiparabili ai normali reparti della Wermacht): i terroristi comunisti non avevano come obiettivo il semplice annientamento del reparto bensì la strage delle Fosse Ardeatine che avrebbe portato, prevedendo la logica atroce rappresaglia ordinata da Hitler in persona, ad un maggiore effetto propagandistico anti-tedesco nell’Italia occupata. La guerra è guerra, è vero, ma in tempo di pace la violenza non è e non dovrebbe mai essere l’obiettivo di chi manipola i giovanissimi per i propri scopi politici. E nel frattempo torniamo dolorosamente a vigilare....
Fabrizio Bucciarelli