QUALE DESTRA? - Numero 56

Ormai sta diventando un discorso stantio interrogarsi sulla Destra in Italia. Ma quale Destra? Ancora una volta ci è d’aiuto Marcello Veneziani che già nel gennaio del 2014 aveva stilato una sorta di Manifesto dei conservatori. Lì, oltre a ricordare i punti tradizionalmente noti della Destra, come la famiglia, l’amor patrio, il senso comune, la fedeltà, l’onore, si chiudeva con una frase sulla quale sarebbe il caso di soffermarsi: “Il conservatore ama la varietà, il radicale preferisce la variabilità. Il primo valorizza le differenze ed elogia la continuità, il secondo esalta i livellamenti ed elogia le mutazioni”. Forse è proprio qui il punto nevralgico in cui si coglie la differenza tra Destra e Sinistra. Sappiamo che sono termini ormai desueti (quante volte lo abbiamo già scritto…); ma sono categorie che ci aiutano a comprendere questo mondo in rapida evoluzione. Essere di Destra non vuol dire essere mummificati in un passato che non ritorna né può ritornare. Troppo facile, troppo scontata questa posizione che rinchiude in una nicchia chi guarda alla Tradizione. La Tradizione è evoluzione in atto, è dialettica che si arricchisce partendo da fondamenti comuni. Oggi la Destra, o quella presunta tale, a volte non si distingue dalla sua antagonista, la Sinistra. C’è aria di omologazione, di pensiero unico, una sorta di comune denominatore che elimina le differenze. Proprio quelle differenze che Veneziani dice che la Destra valorizza. Perché la differenza non è un limite, ma una ricchezza. Oggi si teme sempre di avere un linguaggio non politicamente corretto e allora si sfuma, si leviga, si smussa, ma le differenze permangono come fuoco sotto la cenere. Ed è giusto che sia così. Anzi, bisognerebbe ulteriormente valorizzarle.

E qui si potrebbe aprire un altro capitolo. La Destra, a parere di chi scrive, dovrebbe valorizzare anche le presenze multietniche. Sappiamo che questo può far aggrottare le ciglia a più di un lettore, ma la Destra – proprio perché valorizza le differenze – deve saper dare risposte in un mondo che cambia sempre più velocemente. La Destra non può rinchiudersi in un atteggiamento di rifiuto, di difesa aprioristica, ma deve saper accettare le diversità facendosene carico, arricchendo la propria tradizione. Questo, però, non vuol dire transigere sui punti fondanti, su quei pilastri che non possono essere messi in discussione: la famiglia composta da padre e madre; il senso dell’onore; la fedeltà alle proprie idee. Il destino della Destra si gioca sulla sua capacità di non lasciarsi attrarre dalle sirene del buonismo e della retorica del “volemose bene”.

 

Barbarossa