Il terrorismo colpisce il mondo del lavoro - Numero 09

Il Terrorismo colpisce il mondo del lavoro

Un tempo, in quel drammatico periodo storico della nostra Italia che ci si illudeva fosse ormai retaggio di un passato remoto denominato "anni di piombo" o "emergenza terrorismo", venivano barbaramente trucidate varie tipologie di persone: carabinieri, poliziotti, studenti di una parte o dell’ altra, giornalisti, militari, molti innocenti, qualche politico.
Oggi, in questo inizio millennio tutt’altro che pacifico, la "tendenza" è cambiata e non di poco: non si uccide più un semplice simbolo ma un diretto interessato, anche se conosciuto da pochi ma di certo strategicamente interessante e di una certa utilità.
I simboli, infatti, possono essere suggestivi ma fondamentalmente poco utili per la "causa" e oggi il gioco non vale la candela: meglio qualcuno che si muova sul serio, che non dorma seduto sulla poltrona agognata, che abbia la capacità e l’intelligenza necessarie ad un possibile cambiamento loro sgradito e ben poco auspicato.
E’ il caso di Marco Biagi, è il caso del mondo del lavoro.
In queste ore numerosi esperti o presunti tali stanno cercando di stabilire un "come " e un "perché" partendo dagli estremisti palestinesi e finendo all ’Area 51 tra UFO e X-File e questo senza contare gli "ovvi" riferimenti al terrorismo nostrano legato ad alcune frange dell’estrema sinistra che già hanno dato prova di omicide capacità nel delitto D’Antona ma che di certo non erano nemmeno estranee alla vicenda del G8 a Genova lo scorso luglio o all’oscura permanenza italica del leader curdo del Pkk, Ochalan.
Eppure questo omicidio ci riporta ad un problema direttamente legato ad una realtà che non è mai cessata di essere tale ma che è semplicemente mutata rispetto ai tempi, ereditata da terzi che altri non sono che i figli illusi dell’odio sparso a piene mani e che ora si ritorce contro determinate aree politiche che l’hanno sempre cercato di fomentare per patetiche velleità rivoluzionarie o per calcolo elettorale.
Le pìe illusioni di chi credeva che il terrorismo fosse un momento di "passaggio" nella storia italica ha, in quest’ occasione, possibilità di ulteriore analisi e riflessione ma in una nuova ottica; è un dato di fatto che la perdita del monopolio della cultura che contraddistingueva l’ex mondo operaio e proletario ha messo in certa crisi quei partiti che si arrogavano il diritto alla loro tutela con lo stesso piglio stalinista di un dittatore dei "bei tempi che furono" e questo dramma si è trasformato in un drammatico trauma elettorale che ha portato al governo il centro-destra di Berlusconi. La scomparsa di molte realtà loro legate, l’attuale priorità legata alla guerra al terrorismo islamico dopo l’attentato alle Twin Tower, il disinteresse delle moltitudini alla passione politica ha portato gli estremisti ad una nuova versione della vecchia lotta armata e cioè le nuove risoluzioni strategiche: dato che il popolo dorme, o sonnecchia, in una buona dose di benessere materiale, cerchiamo di risvegliarne le pulsioni o possibili necessità con atti legati ai temi più cari e cioè il benessere materiale ovverosia il mondo del lavoro.
E’ un po’ come quando i C.A.R.C. ( Comitati Appoggio alla Resistenza per il Comunismo) appiccicano i loro manifesti con le immagini rubate alla propaganda dei Soviet e con i caratteri e le tematiche tipiche della Rivoluzione d’ Ottobre.
La vicenda legata all’Art. 18 ha poi, in verità non del tutto ingiustamente, motivato tali gruppi nell’ambito di una strategia armata che nell’atto terroristico dimostri il cambio del bersaglio, la sottolineatura delle priorità, la possibilità di colpire nei termini operativi più professionali possibili e con la sicurezza dell’acquisizione del bersaglio al di là dei margini di errore.
Operazioni del genere, di qualunque matrice esse siano, sono pianificate in termini interessanti vuoi per il monitoraggio dell’area operativa, vuoi per la particolareggiata conoscenza del bersaglio e delle proprie abitudini ( orari, spostamenti ,mezzi, identikit etc.) ma soprattutto nell’attuazione del gruppo di fuoco e delle vie di fuga.
Lo stessa valga per l’oculata scelta dei tempi e del luogo. Il Terrorismo, quello con l’"T" maiuscola è morto, però i suoi eredi hanno imparato bene una lezione che pur fallimentare, potrà ancora portare alle estreme conseguenze la rabbia di ieri.

Fabrizio Bucciarelli