Intelligenza emozionale e gestione delle risorse umane - Numero 37

SOMMARIO DELLA SEZIONE:

  • INTELLIGENZA EMOZIONALE E GESTIONE DELLE RISORSE UMANE
  • COREA DEL NORD: ULTIMO PARADISO
  • L’UOMO SENZA QUALITA’


    INTELLIGENZA EMOZIONALE E GESTIONE DELLE RISORSE UMANE

    Di solito si considera l’impresa come un aggregato di conoscenze prettamente tecniche e tecnologiche che, talvolta, si avvalgono di supporti umanistici.
    In realtà l’impresa è fatta di persone che in misura diversa hanno una formazione umanistica.
    In questa ottica è possibile considerare l’impresa come un sapere umanistico, che si serve di strumenti tecnici.
    Una volta questo sapere, di origini molto antiche, veniva definito "arte della conduzione degli uomini".
    La teoria generale del management sostiene che per gestire le Risorse Umane occorre saper ascoltare ed interpretare.
    Il manager, specialmente quello preposto allo "sviluppo organizzativo", deve percorrere un sentiero di formazione permanente in costante evoluzione sotto il profilo:
    • psicologico
    • culturale
    • etico - spirituale.
    Occorre quindi fare un salto di qualità culturale.
    • Non considerare le conoscenze umanistiche come un benefit supplementare.
      Pertanto le ore di formazione manageriale di carattere umanistico non sono un plus ma servono per acquisire un bagaglio culturale finalizzato ad affrontare le discussioni in modo creativo ed affrontare situazioni conflittuali valorizzando i punti di forza degli interlocutori.
    • Usare le nuove conoscenze.
      Le aziende si servono spesso di conoscenze vecchie di una ventina di anni.
      Sotto ogni altro profilo (tecnologie, gestione, logistica, finanza) le aziende si sforzano sempre di innovare. Viceversa blindano il manager dall’innovazione culturale.
      Chi porta idee culturalmente nuove è visto come un portatore di handicap psichici ed emotivi, talmente gravi da non poter sapere "come va il mondo, là fuori".
    • Affinare la propria capacità di percepire e di suscitare emozioni.
      Fino a pochi anni fa i manager della telefonia, per esempio, non sempre sapevano che il 90% della popolazione mondiale usa Internet, la Tv e i telefoni cellulari per finalità ludiche, di intrattenimento, di contatto affettivo e di socializzazione.
      I responsabili commerciali dei gestori telefonici continuavano a parlare della fantomatica e redditizia "clientela business" come il vero zoccolo duro della telefonia mobile.
      Uno studio del 1998 sull’uso del telefonini ha evidenziato che manager, quadri e consulenti li usavano per il 70% alla ricerca di emozioni e per 30% di messaggi business-oriented.
      Il cosiddetto "sensemaking" richiede in sostanza "formazione sentimentale" (proprio come l’intendeva Gustave Flaubert nel libro "L’educazione sentimentale").
    Come si può affrontare il tema dell’etica nel business sfuggendo alla retorica di facciata e alla mera imposizione di norme e regole? C’è una profonda relazione tra la spiritualità ed economia.
    La meditazione d’impresa è sfida della formazione manageriale.
    In Italia la meditazione d’impresa è stata lanciata da Pier Luigi Celli, ex Direttore del Personale di Olivetti , ex Direttore del personale di ENEL, ex Direttore Generale della RAI ed attuale Direttore della LUISS.

    Celli parte dal presupposto che:
    • organizzare meetings di PNL o di yoga, Reiki, Tanta, Watsu, Waichi ecc., in luoghi esotici ha un costo aziendale piuttosto elevato;
    • non sempre le filosofie e le culture sottostanti sono capite ed accettate dai partecipanti;
    • ogni azienda che si rispetti, piccola o grande che sia, ha una forte connotazione etica;
    • la cultura dominante tanto in Italia quanto in Europa ha una forte connotazione cristiana.
    Conseguentemente organizza incontri con il Gotha del management emiliano a Bologna in una cappella del Cinquecento in cui i partecipanti ascoltano musica sacra, partecipano attivamente ai canti gregoriani e discutono su riflessioni proposte da religiosi di chiara fama.
    In un momento in cui la religione cattolica sta vivendo da una parte un momento di vivacità culturale e dall’altra è accerchiata da un anticlericalismo virulento, sembrerebbe utile riscoprire anche in Lombardia il senso religioso della vita e del lavoro. Pertanto sarebbe opportuno organizzare seminari "di cultura umanistica e meditazione d’impresa" per imprenditori e dirigenti anche in Lombardia.
    Vi sono abbazie, certose, santuari e chiostri particolarmente adatti, sia in termini di ambientazione sia sotto il profilo della ricettività, per sostituire i tradizionali seminari motivazionali con incontri finalizzati alla comprensione di sé attraverso la conoscenza dell’altro grazie anche al canto gregoriano che, per usare le parole di Celli, consente di rallentare il tempo e ripulire la testa.
    La pretesa d’essere cristiano ed il senso della vita guidata dal Risorto passa anche da questi momenti di formazione originale, nell’accezione latina del termine.

    Maurizio Turoli
    maurizio_turoli@yahoo.it


    COREA DEL NORD: ULTIMO PARADISO

    Il diavolo è veramente così brutto come lo si dipinge? O detto altrimenti: la Corea del Nord - paese-feudo di Kim Jong-il, succeduto al padre Kim II Sung - è veramente una sorta di caserma, dove dominano conformismo, paura, miseria? La risposta che ci dà il docente universitario di Trieste Maurizio Scaini, in una prestigiosa rivista accademica italiana di geografia, è un sonoro no ("Interpretando la Corea del Nord. Stalinismo orientale e segnali di apertura verso occidente" in Ambiente, Società, Territorio, maggio/giugno 2005, pagg. 13-18). Per Scaini la Corea del Nord è un paradiso, staliniano sì ma pur sempre paradiso.
    Nel corso di una visita guidata nell’ultima spiaggia dell’ortodossia comunista, Scaini si trova a contatto di "un popolo in festa, gioioso, disteso." Incontra "gente orgogliosa e motivata". Il professore universitario di Trieste non si accontenta dell’abbagliante facciata del quadro. Cerca di più ma non vi trova nessuna ombra: "Cerco invano i sintomi di una presunta miseria e diffidenza verso gli stranieri. Trovo, invece, una sobria dignità e una velata curiosità nei miei confronti." Continua ditirambico: "La delinquenza è pressoché assente, i problemi principali sono creati da qualche ubriaco che magari canta a squarciagola canzoni patriottiche durante la sera." Però qualche problema lo hanno anche i nordcoreani: "I ristoranti, specie nei giorni di festa, sono affollati e in alcune sere non è facile trovare posto." Proprio come in Italia o in Canada, vien fatto di pensare. Ma il paragone possibile con l’Occidente si ferma lì, perché per il resto la vita dei lavoratori nordcoreani è incomparabile: "I ritmi di lavoro sono blandi, le soste lunghe. Nei campi ci sono piccoli gruppi di persone sedute che parlano tra loro, fanno merenda o guardano semplicemente gli animali al pascolo. I bambini giocano, gli anziani fumano e li osservano silenziosi. Camminano tutti piano, senza fretta, con uno zainetto o l’attrezzo di lavoro sulle spalle, fermandosi volentieri per scambiare qualche parola con chi incontrano lungo il tragitto o per rispondere ai saluti che provengono dai turisti sul treno." "I benefici offerti dallo stato sono notevoli e coprono totalmente i costi di fabbisogni fondamentali come sanità, scuola, abitazione. La maternità è tutelata con periodi di congedo ripetuti e piuttosto lunghi."
    Un’Arcadia, insomma.
    E il totalitarismo orwelliano di cui parlano tanti giornalisti occidentali in visita in quel Paese? Maurizio Scaini, che parla di "malafede dei giornalisti occidentali", osserva una realtà molto diversa: "Quando parliamo di politica non cercano di convincermi, mi descrivono semplicemente la loro realtà. Sono esponenti autentici di un popolo raccolto intorno al proprio paese, al Grande e al Caro Leader, all’ideologia Djoutché." Nel paese non vi sono detenuti, o quasi: "La pena di morte non esiste, le prigioni, almeno quelle comuni, sono poche e di solito si preferiscono altre forme di rieducazione, come il lavoro in campagna o il confino." I visitatori occidentali in genere criticano le strutture monumentali del regime create - dicono - per pura megalomania da Kim padre e continuate da Kim figlio. Per Scaini si tratta invece di opere architettoniche più che valide: "le soluzioni architettoniche sono notevoli","Non sono affatto realizzazioni banali e illustrano bene le capacità ingegneristiche e artistiche del paese".
    Il politologo dell’Università di Trieste ammira la "capacità di statista di un singolo uomo", padrone della Corea del Nord, il compagno Kim Jong-il. Poi, per relativizzare il culto della personalità lì vigente, stabilisce un parallelo tra "l’attitudine di un popolo intero mantenuto, nell’arco di cinquant’anni, in mobilitazione costante con gli stessi simboli, gli stessi argomenti, la stessa faccia" e il fatto che in Italia, "il volto di un calciatore possa influire sulle vendite di un prodotto". Insomma, anche noi abbiamo i nostri Kim Jong-il. Peccato solo che dobbiamo accontentarci di quelli in formato ridotto: Totti e Del Piero, per esempio.

    Claudio Antonelli


    L’UOMO SENZA QUALITA’

    Robert Musil , ne "L’Uomo senza qualità" ,così descriveva la frenesia del nostro tempo: "Aria e terra costituiscono un formicaio, attraversato dai vari piani delle strade di comunicazione. Treni, aerei, treni sulla terra e sotto terra, posta pneumatica, catene di automobili sfrecciano orizzontalmente, ascensori velocissimi pompano in senso verticale masse di uomini dall’uno all’altro piano di traffico; nei punti di congiunzione si salta da un mezzo di trasporto all’altro, e il loro ritmo che tra due velocità lanciate e rombanti ha una pausa, una sincope, una piccola fessura di venti secondi, succhia e inghiotte senza considerazione la gente, che negli intervalli di quel ritmo universale riesce appena a scambiare in fretta due parole. Domande e risposte ingranano come i pezzi di una macchina.. si mangia mentre si è in moto...". Questa frenesia ci costringe a raggiungere i nostri obbiettivi velocemente , prima che vi giungano altri: dobbiamo laurearci prima degli altri (sennò abbiamo meno valore); dobbiamo arrivare in banca prima degli altri (sennò facciamo la fila ) e cosi via . Tic Tac Tic Tac c’è sempre meno tempo Tic Tac Tic Tac dobbiamo sbrigarci. Ebbene in tutto questo correre, spesso non ci rimane abbastanza tempo per pensare a noi stessi , a ciò di cui ha bisogno la nostra anima. E la cosa brutta è che quando poi restiamo senza obbiettivi da raggiungere i nodi vengono al pettine: ci rendiamo conto di non aver affrontato un problema , una nostra esigenza ma di esserci rifugiati dietro un "non ho neanche il tempo per fiatare" e magari allora è troppo tardi per rimediare. Ebbene questo sito, www.theseventhpapyrus.it, si propone proprio di rimediare a tutto ciò; questo sito si propone di essere una dimensione di fantasia in cui si possa fare il pieno di emozioni grazie alle poesie, riflettere sulla scia di alcuni racconti, vivere avventure leggendarie o di fantasia. Una dimensione di luce in cui entrare turbati e da cui uscire leggeri , "inebriati" e carichi dentro, col sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore. Perché è solo così che si vive bene ed io voglio con tutto il cuore che lo facciate...

    Fabrizio Ferrara