DI AMMINISTRATIVE, SI MUORE? - Numero 17

 

Sulle pagine dei quotidiani di questo mese i commenti sui risultati delle recenti elezioni amministrative si sono davvero sprecati: da una parte ventilati traumi e riconsiderazioni di alleanze e di atteggiamenti nei confronti degli elettori, dall’altra grida di giubilo e cori dall’Internazionale a Bandiera Rossa come se la vittoria fosse già a portata di mano. Eppure questo risultato non era imprevedibile e, in un certo modo, persino auspicabile soprattutto nei confronti di Alleanza Nazionale che della C.d.L. è punto fondamentale di riferimento e forza trainante. Un "mea culpa" ogni tanto serve per riportarci con i piedi per terra, gli stessi piedi che forse si erano un po’ allontanati volando verso alte pindariche vette e che forse, un po’ impelagati dal politichese e dai giuochi di palazzo cui di certo mai siamo stati abituati, avevano dimenticato la propria dimensione. La C.d.L. ha un’immagine ufficiale che fa rima con Presidente del Consiglio e che, di certo, è a dir poco bersagliata da un immenso occulto e palese apparato propagandistico che saggiamente le Sinistre hanno saputo utilizzare fin dall’inizio della propria esistenza. E’ un po’ la Sinistra resa simpatica e goliardica dai Peppone, che però così bonaccioni non erano, e che allegramente ama denigrare e sottolineare gli aspetti ironici di un personaggio che però, regolarmente, appartiene all’opposto schieramento: mai un Blob che ironizzi su un Cofferati o un Cossutta, tanto meno su un Bertinotti o su qualche altro fanatico dell’ "addavenì Baffone". Berlusconi ormai è diventato parte integrante dell’immaginario collettivo di una certa parte di italiani come un Duce di quart’ordine, preso in giro persino dalle sue emittenti televisive per dimostrare un concetto di democrazia che però dall’altra parte sono poco avezzi ad accettare. E questo sta superando il sottile confine che v’è tra la satira e l’immagine negativa per un elettorato sempre meno interessato alla politica delle idee e dei risultati ma sempre più attratto dai trend e dalle mode che dei voti stanno diventando il manipolatore occulto. Ha un bel da proporre il quotidiano Libero le bandiere tricolore per contrastare quelle arcobaleno che di Pace hanno solo il nome e che altri non sono che uno scaricabarile della coscienza della serie "Se la metto fuori dalla finestra contribuisco a far finire le guerre": gli apparati della propaganda rossa mica hanno cessato di operare con la caduta dell’URSS, con la fine della Guerra Fredda, con il Muro di Berlino ridotto a souvenir per turisti o con le fucilazioni dell’arteriosclerotico Castro o delle minacce atomiche koreane, bensì sono rimasti perfettamente operativi. E alla gente comune, al popolo elettore, non interessano le ragioni ideali o le motivazioni, le spiegazioni e le analisi; non interessano nemmeno i fatti bensì i luoghi comuni spacciati per Verità assolute, dogmi a livello biblico. Se è vero che forse A.N. è rimasta troppo nell’ombra di un Berlusconi un po’ troppo fiducioso dai calcoli dei suoi analisti è altrettanto vero che le Sinistre continuano nella loro opera di opposizione costruttiva il cui obiettivo è semplicemente di carattere interno e non ideale nè tantomeno al servizio dell’Italia. A.N. si è fatta da parte per non offrire l’altra guancia? No, forse si è fatta un po’ troppo sedurre dai parties in Sardegna dove il Jet Set si incontra annoiato e infarinato durante le lunghe notti estive; forse i nostri "Federali" e "Colonnelli" dovrebbero tornare per un attimo ad attaccare manifesti di notte con la paura di pestaggi o rappresaglie, forse invece di ostacolarsi a vicenda nel tentativo di migliorare proprie posizioni interne al Partito dovrebbero ricordarsi che l’Italia non è solo l’elitaria area del Parlamento o del Senato ma è quella "Terra dei Padri" che vive un momento drammatico della Storia mondiale sempre in bilico tra una Pace difficile e una Guerra di cui sappiamo a malapena il nome. E non stiamo quindi a piagnucolare troppo: Roma è passata per le mani di tanti ma il cuore dei Romani credo sia sempre stato con noi. Come molti altri Italiani.

Fabrizio Bucciarelli