IL VOTO AGLI IMMIGRATI - Numero 19

 

A leggere l’Espresso del 9 ottobre scorso per Fini era suonata l’ora del tramonto. "L’autunno di Fini" intitolava il settimanale, con un articolo di Marco Damilano sulla crisi del Vicepremier e Presidente di AN. Certo nessuno poteva aspettarsi la tempesta che Fini avrebbe suscitato con la sua proposta di concedere il voto alle elezioni amministrative per gli immigrati regolari. E’ successo! Chi invocava di "fare qualcosa di destra" ora sarà perlomeno sconvolto…Chi, come Altero Matteoli, parlava di Fini dicendo che "si è museizzato", ora dovrà ricredersi. Chi, compreso questo periodico, parlava di appiattimento su FI, non potrà che arrendersi all’evidenza…Appiattiti su FI ? Ma quando mai! AN, per bocca del suo Presidente, porta avanti una proposta della sinistra, raccogliendo consensi proprio in quell’area. Con grave scandalo… La buriana è, ormai, in parte rientrata. Gli animi dei militanti si sono, in parte, calmati. Ma qual è il valore politico dell’operazione? Diciamo subito che personalmente l’iniziativa di Fini mi trova consenziente. E per più motivi.

  • Dare il voto agli immigrati, regolari, con un lavoro, è una forma di civiltà alla quale non possiamo, e non dobbiamo, sottrarci. Stupisce che molti ancora non abbiano chiari i termini della questione. Dov’è lo scandalo? Certo, vanno definiti tempi e modi, garanzie e quant’altro, ma non possiamo trattare delle persone, che a quanto pare risultano anche indispensabili per il buon andamento della produzione industriale, come dei paria, come dei cittadini di serie B. E, diciamola tutta : il diritto di voto va riconosciuto al di là del significativo apporto alla produzione industriale, al di là di questa "carità pelosa", utile a tenerci buona la manodopera di disperati. Va riconosciuto in quanto esseri umani, detentori di dignità, come cittadini inseriti civilmente in un Paese. Diverso è il discorso sugli irregolari, i clandestini, coloro che si macchiano di delitti. Ma su questo non ci sono dubbi.
  • Lo scandalo è nato perché, probabilmente, si teme la perdita di una fetta di elettorato, magari anche significativa. Molti militanti (basta leggere le email che giungono sulle varie mailing list) temono la fuga verso la Lega, anzi dichiarano che la prossima volta non voteranno più per AN. Ma la politica, quella vera, non può essere un rincorrere estremismi, puntare sempre più in alto sul tavolo dell’intolleranza, per acquisire i voti di chi confonde il vivere civile con il proprio tornaconto.
  • Fini non è un ingenuo. Certo, avrebbe dovuto consultare il Direttivo del partito, avrebbe dovuto mettere al corrente il suo più ristretto entourage. Ma l’operazione non sarebbe più andata in porto! Ve l’immaginate la serie di incontri, convegni, articoli e prese di posizioni, distinguo e richiami ( come poi è avvenuto) alla difesa della propria identità? La propria identità, l’identità nazionale, non la si difende certo chiudendosi, arroccandosi nella difesa di un DNA storico, in un contemplare da morti la vita che ti passa davanti. Fini ha certamente calcolato i rischi di fraintendimento, le reazioni; ma non credo neppure che abbia pensato di rischiare molto : il rientro dei malumori mostra che aveva ben intuito quanto sarebbe successo.
  • La politica è tornata protagonista. Finalmente AN si è schiodata. Fini ha dato una risposta, ha offerto una proposta, da Destra moderna, che guarda ai problemi reali, non sclerotizzata su un passato che non può tornare o su un presente gestito in modo bizantino da altri. Questa era ed è una questione scottante : la Destra ha dato una risposta! Tutto il resto sono chiacchiere, vaniloquio di chi non sa cosa dire, strumentalizzazioni di corrente o di partiti. AN vuole essere una Destra moderna, non dimentica del suo passato, ma non cloroformizzata su posizioni di esoterismo razziale, curioso dal punto di vista culturale ma inattuale, irrazionale.

AN forse perderà dei voti, ma sarà l’unico partito che, così, sta dando delle risposte politiche ai problemi che ci sono sul tavolo, ogni giorno. Ora bisogna solo augurarsi che quello di Fini non sia stato solo un exploit per riprendere spazio, una risposta (inattesa nella forma e nei contenuti) all’accusa di immobilismo. Guardare avanti. Oltre la Destra, ma sul serio. Il passato è storia. Il che non vuol dire rinnegare, ma non può e non deve esercitare una sorta di ricatto morale su un presente che ha questioni molto gravi. E che possono essere risolte proprio attingendo, storicizzandolo, ad un passato che insegni. Ci vuole coraggio. Certo più coraggio che negare diritti sacrosanti.

Antonio F. Vinci