Lettera

Lettura - Numero 18

Cari lettori de "Il Barbarossa",
questo mese vi racconto un fatto che ha colpito non indifferentemente il sottoscritto. Causa lavoro frequento spesso la città di Sesto San Giovanni, meglio conosciuta come Stalingrado d’Italia. Uscendo a pranzo con dei colleghi, nel tragitto pedonale dal parcheggio al luogo di ristorazione ho intravisto un manifesto esposto sui classici cartelli pubblicitari dallo sfondo rosso, testo bianco ed una foto; avvicinandomi per leggerlo ho notato immediatamente che la foto era del famoso compagno Iosif Vissarionovic Dzugasvili, noto al mondo intero con lo pseudonimo di Stalin. Rimasto stupito da tale visione mi sono soffermato incredulo a leggere quel manifesto, il testo era firmato "Comitato Nazionale di Ricostruzione del Partito Comunista d’Italia" e osannava l’opera compiuta da Stalin, ricordandone l’anniversario della morte avvenuta a Mosca nel 1953. Ecco un passo del testo : "...Portando a compimento l’opera di Lenin, Stalin ha mostrato come il lavoro, l’istruzione, la cultura per tutti, l’uguaglianza nei diritti e nei doveri, lo sviluppo delle scienze e della tecnica rispondenti all’esigenza della vita e in armonia con la natura, la libertà, la pace sono prerogative del socialismo, non del capitalismo…". Mi sono chiesto come abbia potuto essere esposto questo manifesto in uno spazio pubblico che la concessionaria titolare concede dietro pagamento a chiunque voglia esporre una propria pubblicità. Ho escluso a priori la possibilità che fosse un cartellone abusivo, in quanto, l’amministrazione comunale è prontissima a coprire tali manifesti con cartelli bianchi recanti la scritta "Comune copre manifesto abusivo" ( se ne notano molti esempi quotidianamente). Non contento, dopo aver assolto gli impegni lavorativi, ho girato in auto per le vie sestesi ed ho contato almeno otto di questi scandalosi manifesti; quindi sono giunto alla conclusione, mio malgrado, che qualcuno ha pagato per esporre e tale esposizione è stata approvata dalla titolare dei cartelloni pubblicitari. Cari lettori, io spero che qualche autorità si sia mossa per scoprire chi si è permesso di esporre questi cartelloni. Stiamo parlando di un fatto gravissimo! Qualsiasi persona che conosca un minimo di storia del secolo scorso, non quella dei testi scolastici sinistrizzati, rabbrividirebbe dinanzi a tale visione con tanto di foto del compagno di turno. Questo osannato "Uomo d’Acciaio" fu a capo per decenni di un regime che ha provocato direttamente sul suo popolo ed indirettamente, ispirando altre dittature rosse, decine di milioni di vittime. Questo "signore" ha autorizzato innumerevoli genocidi e crimini di guerra; un esempio che ricordo al momento è il provato sterminio di 4500 persone a Katyn’ nel 1939. Per non citare il discorso "Decosachizzazione", rivendicata dallo stesso e mirata a deportare ai lavori forzati i kulak che vi resistevano in aree "felici e calde" dell’estrema Siberia. Famose sono le grandi carestie provocate dalla sua gestione, grazie alle quale milioni di connazionali furono costretti a morire per fame. Nota è la parola d’ordine di Stalin: "sterminare i kulak come classe", dichiarazione che non necessita delucidazioni. Stalin inoltre non ebbe pietà nemmeno dei prigionieri di guerra, infatti un’autorevole commissione d’inchiesta, la "Maschke", ha stimato in un milione i soldati tedeschi e polacchi morti prigionieri nei campi di concentramento dell’ex URSS. Per non parlare dell’esempio che Stalin diede ai regimi comunisti asiatici : un grande ritratto dello stesso fu esposto a Pechino fino agli anni ottanta. Questi regimi rossi asiatici sono responsabili di almeno 60 milioni di morti nel secolo trascorso, non noccioline! Quindi bisogna riflettere ed agire perché non è possibile che in Italia ci sia un’opinione pubblica così falsa e partigiana. Non è comprensibile che sia condannata l’intenzione di dedicare una via di una città, ripeto una sola via, al fondatore della nostra stimata aeronautica militare e poi venga concesso uno spazio pubblicitario pubblico per rendere omaggio ad uno dei maggiori carnefici della storia dell’umanità. Altro che il famoso detto "olio di ricino e manganello":il signore in questione pensò bene che i diffidenti, gli antagonisti e membri di vaste classi sociali dei suoi connazionali, quando non venivano giustiziati al momento, dovevano essere spediti nei campi di concentramento dell’estremo nord in un area climatica non mediterranea ed in condizioni umane insostenibili. Mi chiedo come avrebbe reagito l’opinione pubblica se tali manifesti fossero appartenuti all’altra area politica. In certi momenti di riflessione mi chiedo il perché di queste fatti, mi chiedo se è la gente comune che è incosciente o se è il sottoscritto ad avere problemi psichici. Qualche settimana fa è stato ricordato in tutta la penisola il giorno della memoria dell’Olocausto con cerimonie pubbliche, riunioni, comizi e fiaccolate. Personalmente ho apprezzato molto questa volontà popolare di non dimenticare quanto accaduto, però solo dopo alcuni giorni mi ritrovo a leggere per strada un manifesto che rende omaggio a Stalin, grande dittatore. Mi domando se quel ricordo vivo dell’Olocausto fosse vero e istintivo o se è solamente ispirato dai media italiani. Resto con il dubbio e spero vivamente che a pubblicare questi cartelloni dei quali vi ho parlato non sia stata l’amministrazione comunale di Sesto San Giovanni.

R. Rossetti

Lettura - Numero 17

Cari lettori de "Il Barbarossa",
questo mese vi racconto un fatto che ha colpito non indifferentemente il sottoscritto. Causa lavoro frequento spesso la città di Sesto San Giovanni, meglio conosciuta come Stalingrado d’Italia. Uscendo a pranzo con dei colleghi, nel tragitto pedonale dal parcheggio al luogo di ristorazione ho intravisto un manifesto esposto sui classici cartelli pubblicitari dallo sfondo rosso, testo bianco ed una foto; avvicinandomi per leggerlo ho notato immediatamente che la foto era del famoso compagno Iosif Vissarionovic Dzugasvili, noto al mondo intero con lo pseudonimo di Stalin. Rimasto stupito da tale visione mi sono soffermato incredulo a leggere quel manifesto, il testo era firmato "Comitato Nazionale di Ricostruzione del Partito Comunista d’Italia" e osannava l’opera compiuta da Stalin, ricordandone l’anniversario della morte avvenuta a Mosca nel 1953. Ecco un passo del testo : "...Portando a compimento l’opera di Lenin, Stalin ha mostrato come il lavoro, l’istruzione, la cultura per tutti, l’uguaglianza nei diritti e nei doveri, lo sviluppo delle scienze e della tecnica rispondenti all’esigenza della vita e in armonia con la natura, la libertà, la pace sono prerogative del socialismo, non del capitalismo…". Mi sono chiesto come abbia potuto essere esposto questo manifesto in uno spazio pubblico che la concessionaria titolare concede dietro pagamento a chiunque voglia esporre una propria pubblicità. Ho escluso a priori la possibilità che fosse un cartellone abusivo, in quanto, l’amministrazione comunale è prontissima a coprire tali manifesti con cartelli bianchi recanti la scritta "Comune copre manifesto abusivo" ( se ne notano molti esempi quotidianamente). Non contento, dopo aver assolto gli impegni lavorativi, ho girato in auto per le vie sestesi ed ho contato almeno otto di questi scandalosi manifesti; quindi sono giunto alla conclusione, mio malgrado, che qualcuno ha pagato per esporre e tale esposizione è stata approvata dalla titolare dei cartelloni pubblicitari. Cari lettori, io spero che qualche autorità si sia mossa per scoprire chi si è permesso di esporre questi cartelloni. Stiamo parlando di un fatto gravissimo! Qualsiasi persona che conosca un minimo di storia del secolo scorso, non quella dei testi scolastici sinistrizzati, rabbrividirebbe dinanzi a tale visione con tanto di foto del compagno di turno. Questo osannato "Uomo d’Acciaio" fu a capo per decenni di un regime che ha provocato direttamente sul suo popolo ed indirettamente, ispirando altre dittature rosse, decine di milioni di vittime. Questo "signore" ha autorizzato innumerevoli genocidi e crimini di guerra; un esempio che ricordo al momento è il provato sterminio di 4500 persone a Katyn’ nel 1939. Per non citare il discorso "Decosachizzazione", rivendicata dallo stesso e mirata a deportare ai lavori forzati i kulak che vi resistevano in aree "felici e calde" dell’estrema Siberia. Famose sono le grandi carestie provocate dalla sua gestione, grazie alle quale milioni di connazionali furono costretti a morire per fame. Nota è la parola d’ordine di Stalin: "sterminare i kulak come classe", dichiarazione che non necessita delucidazioni. Stalin inoltre non ebbe pietà nemmeno dei prigionieri di guerra, infatti un’autorevole commissione d’inchiesta, la "Maschke", ha stimato in un milione i soldati tedeschi e polacchi morti prigionieri nei campi di concentramento dell’ex URSS. Per non parlare dell’esempio che Stalin diede ai regimi comunisti asiatici : un grande ritratto dello stesso fu esposto a Pechino fino agli anni ottanta. Questi regimi rossi asiatici sono responsabili di almeno 60 milioni di morti nel secolo trascorso, non noccioline! Quindi bisogna riflettere ed agire perché non è possibile che in Italia ci sia un’opinione pubblica così falsa e partigiana. Non è comprensibile che sia condannata l’intenzione di dedicare una via di una città, ripeto una sola via, al fondatore della nostra stimata aeronautica militare e poi venga concesso uno spazio pubblicitario pubblico per rendere omaggio ad uno dei maggiori carnefici della storia dell’umanità. Altro che il famoso detto "olio di ricino e manganello":il signore in questione pensò bene che i diffidenti, gli antagonisti e membri di vaste classi sociali dei suoi connazionali, quando non venivano giustiziati al momento, dovevano essere spediti nei campi di concentramento dell’estremo nord in un area climatica non mediterranea ed in condizioni umane insostenibili. Mi chiedo come avrebbe reagito l’opinione pubblica se tali manifesti fossero appartenuti all’altra area politica. In certi momenti di riflessione mi chiedo il perché di queste fatti, mi chiedo se è la gente comune che è incosciente o se è il sottoscritto ad avere problemi psichici. Qualche settimana fa è stato ricordato in tutta la penisola il giorno della memoria dell’Olocausto con cerimonie pubbliche, riunioni, comizi e fiaccolate. Personalmente ho apprezzato molto questa volontà popolare di non dimenticare quanto accaduto, però solo dopo alcuni giorni mi ritrovo a leggere per strada un manifesto che rende omaggio a Stalin, grande dittatore. Mi domando se quel ricordo vivo dell’Olocausto fosse vero e istintivo o se è solamente ispirato dai media italiani. Resto con il dubbio e spero vivamente che a pubblicare questi cartelloni dei quali vi ho parlato non sia stata l’amministrazione comunale di Sesto San Giovanni.

R. Rossetti

Missiva di R. Rossetti - Numero 16

Cari lettori de "Il Barbarossa",
questo mese vi racconto un fatto che ha colpito non indifferentemente il sottoscritto. Causa lavoro frequento spesso la città di Sesto San Giovanni, meglio conosciuta come Stalingrado d’Italia. Uscendo a pranzo con dei colleghi, nel tragitto pedonale dal parcheggio al luogo di ristorazione ho intravisto un manifesto esposto sui classici cartelli pubblicitari dallo sfondo rosso, testo bianco ed una foto; avvicinandomi per leggerlo ho notato immediatamente che la foto era del famoso compagno Iosif Vissarionovic Dzugasvili, noto al mondo intero con lo pseudonimo di Stalin. Rimasto stupito da tale visione mi sono soffermato incredulo a leggere quel manifesto, il testo era firmato "Comitato Nazionale di Ricostruzione del Partito Comunista d’Italia" e osannava l’opera compiuta da Stalin, ricordandone l’anniversario della morte avvenuta a Mosca nel 1953. Ecco un passo del testo : "...Portando a compimento l’opera di Lenin, Stalin ha mostrato come il lavoro, l’istruzione, la cultura per tutti, l’uguaglianza nei diritti e nei doveri, lo sviluppo delle scienze e della tecnica rispondenti all’esigenza della vita e in armonia con la natura, la libertà, la pace sono prerogative del socialismo, non del capitalismo…". Mi sono chiesto come abbia potuto essere esposto questo manifesto in uno spazio pubblico che la concessionaria titolare concede dietro pagamento a chiunque voglia esporre una propria pubblicità. Ho escluso a priori la possibilità che fosse un cartellone abusivo, in quanto, l’amministrazione comunale è prontissima a coprire tali manifesti con cartelli bianchi recanti la scritta "Comune copre manifesto abusivo" ( se ne notano molti esempi quotidianamente). Non contento, dopo aver assolto gli impegni lavorativi, ho girato in auto per le vie sestesi ed ho contato almeno otto di questi scandalosi manifesti; quindi sono giunto alla conclusione, mio malgrado, che qualcuno ha pagato per esporre e tale esposizione è stata approvata dalla titolare dei cartelloni pubblicitari. Cari lettori, io spero che qualche autorità si sia mossa per scoprire chi si è permesso di esporre questi cartelloni. Stiamo parlando di un fatto gravissimo! Qualsiasi persona che conosca un minimo di storia del secolo scorso, non quella dei testi scolastici sinistrizzati, rabbrividirebbe dinanzi a tale visione con tanto di foto del compagno di turno. Questo osannato "Uomo d’Acciaio" fu a capo per decenni di un regime che ha provocato direttamente sul suo popolo ed indirettamente, ispirando altre dittature rosse, decine di milioni di vittime. Questo "signore" ha autorizzato innumerevoli genocidi e crimini di guerra; un esempio che ricordo al momento è il provato sterminio di 4500 persone a Katyn’ nel 1939. Per non citare il discorso "Decosachizzazione", rivendicata dallo stesso e mirata a deportare ai lavori forzati i kulak che vi resistevano in aree "felici e calde" dell’estrema Siberia. Famose sono le grandi carestie provocate dalla sua gestione, grazie alle quale milioni di connazionali furono costretti a morire per fame. Nota è la parola d’ordine di Stalin: "sterminare i kulak come classe", dichiarazione che non necessita delucidazioni. Stalin inoltre non ebbe pietà nemmeno dei prigionieri di guerra, infatti un’autorevole commissione d’inchiesta, la "Maschke", ha stimato in un milione i soldati tedeschi e polacchi morti prigionieri nei campi di concentramento dell’ex URSS. Per non parlare dell’esempio che Stalin diede ai regimi comunisti asiatici : un grande ritratto dello stesso fu esposto a Pechino fino agli anni ottanta. Questi regimi rossi asiatici sono responsabili di almeno 60 milioni di morti nel secolo trascorso, non noccioline! Quindi bisogna riflettere ed agire perché non è possibile che in Italia ci sia un’opinione pubblica così falsa e partigiana. Non è comprensibile che sia condannata l’intenzione di dedicare una via di una città, ripeto una sola via, al fondatore della nostra stimata aeronautica militare e poi venga concesso uno spazio pubblicitario pubblico per rendere omaggio ad uno dei maggiori carnefici della storia dell’umanità. Altro che il famoso detto "olio di ricino e manganello":il signore in questione pensò bene che i diffidenti, gli antagonisti e membri di vaste classi sociali dei suoi connazionali, quando non venivano giustiziati al momento, dovevano essere spediti nei campi di concentramento dell’estremo nord in un area climatica non mediterranea ed in condizioni umane insostenibili. Mi chiedo come avrebbe reagito l’opinione pubblica se tali manifesti fossero appartenuti all’altra area politica. In certi momenti di riflessione mi chiedo il perché di queste fatti, mi chiedo se è la gente comune che è incosciente o se è il sottoscritto ad avere problemi psichici. Qualche settimana fa è stato ricordato in tutta la penisola il giorno della memoria dell’Olocausto con cerimonie pubbliche, riunioni, comizi e fiaccolate. Personalmente ho apprezzato molto questa volontà popolare di non dimenticare quanto accaduto, però solo dopo alcuni giorni mi ritrovo a leggere per strada un manifesto che rende omaggio a Stalin, grande dittatore. Mi domando se quel ricordo vivo dell’Olocausto fosse vero e istintivo o se è solamente ispirato dai media italiani. Resto con il dubbio e spero vivamente che a pubblicare questi cartelloni dei quali vi ho parlato non sia stata l’amministrazione comunale di Sesto San Giovanni.

R. Rossetti

Missiva di Cerbalus - Numero 15

Caro Vinci,
fosse stata mia l’iniziativa il giornale l’avrei intitolato "Barbaneraonline" per due ordine di motivi : primo, il rosso mi fa allergia, e poi il Barbanera evoca più romanticamente un pirata famoso.Ti rassomiglia un poco il personaggio anche se le sue incursioni marinare poco avrebbero a che spartire con le tue garbate e fin troppo signorili argomentazioni, fatte certamente in punta di fioretto e non con la spada. Mi riallaccio ad una tua osservazione circa il fatto che AN si sia dimenticata dei militanti di vecchia data, quelli doc per intenderci che, con la tessera o senza, riconoscibili però come un vino di annata, avevano per anni, stringendo i denti e più di una volta anche la cintola, caparbiamente messo in frigorifero il proprio voto e custodito nel cuore e nella mente la sacralità di un passato non privo di una misurata revisione storica. Non stanza dei bottoni dunque ma un caramelloso oblio, per chi fastidiosamente potrebbe ancora essere se non custode di un voto ormai inquinato, custode di memorie che diventano coscienza critica fastidiosa come il ronzio di un calabrone..Ecco i motivi dell’emarginazione! Siamo scomodi, ingombranti e con poca flessibilità culturale (sic!) E abbiamo un altro limite : siamo ancora tanti ma poco collegati. Siamo quelli la cui coerenza è servita da supporto alla disinvolta lettura del presente in nome di un maggioritario funzionale a riportare in superficie galleggianti di natura organica che sembravano definitivamente seppelliti dai fatti del 1992. Terza repubblica? Senz’altro. Con le ombre della seconda e le poche luci di una speranza. L’unica ad essere rimasta nel vecchio frigo. Confusioni di idee, di luoghi comuni, demagogia di bassa lega, ammucchiate culturali dove ognuno cerca di tirare sulla propria poltrona una coperta che resta corta. Comunque la si rigiri. Ben venga dunque il tuo giornale!

Auguri
Cordialmente
Cerbalus

Chi è Barbarossa?

L'ombra di Federico I di Hohenstaufen, il Barbarossa, appunto, si aggira tra le nostre contrade , da quando a Legnano venne sconfitto dalle truppe dei Comuni alleatisi nella Lega lombarda. L'imperatore aveva cercato di difendere le sue terre da quei Comuni che volevano la libertà, aveva cercato di tenere saldo l'Impero, ma non poteva andare contro la storia. Aveva accarezzato il lungo sogno di restaurare il... Continua >>

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